La notizia sulle prime pagine di tutti i quotidiani economici e finanziari italiani in questi giorni è il sorpasso dei rendimenti francesi sugli italiani per la scadenza dei 5 anni. I mercati stanno valutando il debito transalpino altrettanto rischioso quanto il nostro. Non accadeva da una ventina di anni a questa parte. E i segnali positivi per l’Italia non stanno arrivando solo dal famigerato spread. C’è il Target 2 a corroborare l’idea che il Bel Paese non sia più dannato per i detentori dei capitali.
Target 2, cos’è
Spieghiamo prima cos’è il Target 2. Si tratta di un sistema di pagamenti della Banca Centrale Europea (BCE) tra stati appartenenti all’Eurozona, cioè che adottano l’euro. Quando c’erano le monete nazionali, un movimento commerciale o finanziario tra due stati veniva registrato sotto forma di acquisti/vendite di valuta.
Con l’euro non è più possibile, ma ciò non toglie che i movimenti vi siano e vengano tracciati. Ad esempio, se un italiano compra una Volkswagen per la somma di 30.000 euro, la Banca d’Italia richiederà alla Bundesbank il trasferimento dei 30.000 euro. Sui conti della prima sarà annotato un debito, mentre sui conti della seconda un credito dello stesso importo.
Trattasi di crediti e debiti teorici, in quanto privi di scadenza e senza interessi. Ma prima della pandemia il governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, rispondendo a una domanda sul tema da parte di un europarlamentare del Movimento 5 Stelle, sostenne la tesi che uno stato che uscisse dall’euro, dovrebbe all’istante regolare debiti e crediti con le altre banche centrali.
Un modo per dissuadere allora proprio l’Italia dal mettersi in testa di tornare alla lira. Si scoprì che qualche economista vicino all’allora cancelliera Angela Merkel aveva ipotizzato uno scenario per cui fosse la Germania a tornare al marco tedesco, portandosi a casa attivi arrivati fino a 1.270 miliardi di euro nel 2022.
Saldi a fine maggio
Tornando ai dati del Target 2, il saldo per l’Italia restava passivo per 382,4 miliardi a maggio. Tuttavia, dall’inizio dell’anno risaliva di 33,55 miliardi e ai massimi da inizio 2020. Valeva, quindi, il 17,4% del Pil di fine 2024. Peggiori i dati spagnoli: saldo negativo di 430 miliardi, pari al 27% del Pil e in miglioramento di 16,64 miliardi quest’anno. In Grecia il saldo negativo a maggio valeva il 44,5% del Pil e +9,3 miliardi dal dicembre scorso. E in Francia? Il saldo è anche lì negativo, pur più contenuto al 6,1% del Pil, circa 178 miliardi. L’aspetto più preoccupante è la velocità del deterioramento: -70 miliardi da inizio anno.
Cosa vogliono dire questi dati? L’Italia sta migliorando la sua posizione con il resto dell’Eurozona, importando nel complesso meno beni, servizi e capitali. Interessante notare che il punto più basso lo toccò nel settembre del 2022, mese in cui le passività arrivarono a 715 miliardi, quasi il 37% del Pil di quell’anno. Potrebbe non essere stata una data casuale. In primis, perché di lì in avanti i tassi di interesse salirono nell’area e la BCE smise di acquistare bond al netto delle scadenze.
Secondariamente, proprio in quel mese vinse la temuta (dai mercati) coalizione di centro-destra capeggiata dalla premier Giorgia Meloni.
Passività crollate con governo Meloni
Cosa c’entra la politica monetaria della BCE con il Target 2? Gli acquisti dei bond negli anni si erano tradotti in vendite da parte degli investitori stranieri nel Sud Europa per andare a caccia di titoli tedeschi. Non a caso la posizione della Germania è peggiorata di circa 200 miliardi da fine 2023, pur restando ampiamente positiva: +1.067 miliardi.
Il dato politico è, invece, che il governo Meloni non solo non ha spaventato gli investitori come temuto, anzi li ha fatti tornare dall’estero. Gli acquisti di BTp tra gli stranieri sono aumentati di 160 miliardi e la borsa italiana è volata nel frattempo dell’85%. Il Target 2 non fa che dare conferma di questo fenomeno. L’Italia fa meno paura degli anni passati e per questo sta tornando ad “esportare” capitali, cioè ad attirare gli investitori stranieri con i suoi asset finanziari. Al contrario, la Francia sta subendo il processo opposto. Sembra di rivivere la storia del nostro Paese con un ritardo di una quindicina di anni.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


