Scontro tra Germania e Francia su Draghi
Verrebbe meno la credibilità dell’istituto e a farne le spese sarebbe l’efficacia della politica monetaria. Per questo, se abbiamo compreso bene quanto stia accadendo, Weidmann reciterà nei prossimi mesi il ruolo del paciere, del bastian contrario accomodante, di colui che pur non rinunciando a una visione autonoma sulla politica monetaria, non ostacolerà Draghi nell’adottare misure ancora più “estreme”.
Di certo, dovrebbe rinunciare a creare alleanze contro il governatore, che lo metterebbero in cattiva luce nell’ottica della successione. Peccato per lui, però, che a contendere la guida dell’istituto ai tedeschi vi sarebbero i francesi, come dimostra l’attacco diretto di oggi del governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, il quale ha definito “eccessive e pericolose” le critiche di Berlino, sostenendo che le misure non convenzionali della BCE non sarebbero una “fantasia latina”.
I tedeschi non accetteranno una terza guida latina
E se questa corsa non solo a difendere Draghi, ma anche a rimarcare le distanze con la Bundesbank fosse finalizzata ad accreditarsi come un papabile futuro governatore della BCE? Parigi non avrebbe certo le carte in regola per chiedere la poltrona più ambita di Francoforte, avendola ricoperta per 8 anni con il predecessore Jean-Claude Trichet (2003-2011). Se guardiamo bene agli avvicendamenti dalla nascita dell’euro ad oggi, notiamo che si è passati da una guida filo-tedesca sotto l’olandese Wim Duesenberg ad una francese con Trichet, arrivando all’Italia con Draghi.
Detto esplicitamente, la presidenza è passata nelle mani dei principali paesi dell’Eurozona (Germania, Francia e Italia). Se dovesse essere seguito lo stesso criterio, il prossimo governatore dovrebbe essere spagnolo, ovvero della quarta economia dell’area, ma è improbabile che dopo due guide “latine”, i tedeschi ne accettino una terza.