Stipendio: tre cose da sapere prima di accettare un’offerta

Stipendio: come calcolarlo dal lordo al netto e come capire se è adeguato e quali prospettive di aumento prevede. Tre cose da sapere.
7 anni fa
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Quanto prendi di stipendio? E’ un importo adeguato? Può sembrare facile rispondere a queste domande e invece vi stupirà sapere che molti lavoratori non sono consapevoli dello stipendio al netto e di come questo sia inquadrabile rispetto al mercato del lavoro. Ecco tre aspetti importanti da considerare sullo stipendio, soprattutto se avete fatto un colloquio e siete indecisi se accettare o meno una proposta di lavoro (perché è innegabile che l’aspetto economico non sia da sottovalutare in una decisione del genere no?).


Differenza tra stipendio e salario: vale ancora?

Facciamo prima una breve analisi storico-concettuale che ci porta ad analizzare le differenze tra stipendio e salario. Oggi i due termini vengono usati spesso come sinonimi ma storicamente avevano un’accezione leggermente diversa.
In particolare il termine salario deriva dal sale con cui, nell’antica Roma, venivano pagati i soldati delle legioni.
Il salario veniva calcolato solo sulle ore effettivamente lavorate.

Lo stipendio invece è un concetto più moderno e indica una retribuzione mensile fissa che tiene conto anche di malattie, giorni di riposo etc.
Ecco perché oggi parliamo più propriamente di stipendio che di salario anche se quest’ultimo termine è rimasto in uso soprattutto per i lavori manuali.

Stipendio netto: quante tasse in busta paga

La maggiore difficoltà per chi non è esperto in materia fiscale è sicuramente quella di riuscire a calcolare lo stipendio netto partendo dal lordo in busta paga. Sapresti dire quante tasse paghi sul tuo stipendio?
Mediamente la tassazione sullo stipendio pesa in percentuale compresa tra il 25 e il 40%. Questo è quindi lo scarto tra netto e lordo.
Le voci che possono fare la differenza tra stipendio lordo e netto (non necessariamente tutte presenti in busta paga) sono:

• numero e percentuale di famigliari a carico, ed eventuali disabilità, in relazione alle detrazioni;
• contributi previdenziali (variabili in base alle dimensioni dell’azienda), dipendenti anche dal tipo di contratto (per i normali contratti di lavoro l’aliquota Inps è pari di norma al 9,19-9,49%, per l’apprendistato al 5,84%);
• maternità o malattia;
• infortunio;
• addizionali comunali e regionali;
• buoni pasto;
• ferie;
• assegni famigliari;
• accantonamento TFR;
• durata del rapporto di lavoro (a tempo determinato o indeterminato)
• corresponsione di tredicesima e (eventualmente) quattordicesima
• bonus di 80 euro.


L’Irpef applicata alla busta paga dipende dal reddito del lavoratore e può essere:
• 23% da 0 a 15.000 euro l’anno;
• 27% da 15.001 a 28.000 euro l’anno;
• 38% da 28.001 a 55.000 euro l’anno;
• 41% da 55.001 a 75.000 euro l’anno;
• 43% oltre i 75.000 euro l’anno.

Aumento di stipendio e scatto salariale: dopo quanto tempo dall’assunzione è un diritto?

Quando si decide di accettare una proposta di lavoro inoltre, non bisogna guardare solo allo stipendio di entrata ma anche alle prospettive di carriera e agli scatti salariali.

Ogni lavoratore ha diritto ad un aumento di stipendio per promozioni o avanzamenti di livello. L’incremento stipendiale dipende anche all’anzianità retributiva.
A differenza di quanti molti pensano non c’è una legge che obblighi il datore di lavoro a promuovere un dipendente dopo un determinato numero di anni dall’assunzione.
Tutti i contratti collettivi però prevedono che la retribuzione benefici di un incremento dopo un determinato numero di anni di servizio presso la stessa azienda. Se allo scatto di anzianità non vi viene corrisposto il relativo aumento di stipendio, potete rivolgervi alla Direzione Territoriale del Lavoro (competente anche in caso di stipendio non pagato).

Stipendio in contanti: da quando lo stop

Quest’anno peraltro è prevista una grande novità in merito al pagamento degli stipendi: da luglio 2018 non saranno più ammesse retribuzioni in contanti. La busta paga, anche se inferiore ai mille euro, dovrà essere tracciabile. Questa misura serve a contrastare evasione fiscale e lavoro in nero. Per chi trasgredisce il divieto di stipendi in contanti sono previste sanzioni da mille a 5 mila euro.

Per altri dubbi su stipendio e busta paga scrivi in redazione: [email protected]

Alessandra De Angelis

In InvestireOggi.it sin dal 2010, svolge il ruolo di Caporedattrice e titolista, e si occupa della programmazione e selezione degli argomenti per lo staff di redazione.
Classe 1982, dopo una laurea in giurisprudenza lavora all’estero per poi tornare in Italia. Cultrice dell'arte della scrittura nelle sue diverse declinazioni, per alcuni anni si è anche occupata di Content Seo per alcune aziende del milanese.

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