E’ un buon momento per i titoli di stato italiano, con lo spread tra BTp e Bund decennale in discesa a 104 punti base nella seduta odierna, ai minimi da ottobre del 2021. Aveva aperto l’anno a 116 punti. Il rendimento a 10 anni è stabile attorno al 3,55% dall’apice del 3,84% a cui era arrivato a metà del mese scorso. Il differenziale si è un po’ allargato nelle ultime sedute con gli Oat francesi dopo che il governo Bayrou ha evitato la mozione di censura dell’Assemblea Nazionale, avendo così la strada libera per approvare il nuovo bilancio. Viaggiava tra 30 e 35 punti fino a poche settimane fa, mentre adesso è salito nel range tra 35 e 40 punti.
Sale appeal per BTp all’estero
Il rendimento a 10 anni in Italia aveva toccato un minimo del 3,19% in chiusura di seduta agli inizi di dicembre, prima che il mercato scontasse un rallentamento nel taglio dei tassi di interesse nell’Eurozona. Nelle ultime settimane, gli investitori sono tornati a prevedere una politica monetaria più espansiva della Banca Centrale Europea (BCE) a medio termine. Se prima stimavano per il costo del denaro una discesa dell’1% nel 2025, adesso ipotizzano anche l’1,25%.
Lo spread italiano scende per via proprio dei minori tassi attesi nei prossimi mesi. Essi ridurranno i costi di emissioni e daranno sollievo ai nostri conti pubblici, tra i più gravati nell’area per effetto dell’elevato debito accumulato. Il nostro rendimento a 10 anni si rivela ancora elevato anche in termini reali, dato che per i prossimi anni le aspettative d’inflazione in Italia viaggiano attorno all’1%. Da cui il forte appeal anche all’estero, come confermano gli ordini imponenti tra gli investitori stranieri ai due collocamenti sindacati di quest’anno. Il nuovo BTp a 15 anni ha attirato oltre 100 miliardi fuori dall’Italia, più dei tre quarti della domanda totale.
Rendimento 10 anni, cautela
La cautela resta d’obbligo. I rendimenti tedeschi a 2 anni si attestano al momento al 2,15%, in calo dall’apice del 2,30% toccato quest’anno a gennaio, ma in rialzo da poco più del 2% di inizio febbraio. Essi tendono a replicare il tasso sui depositi bancari fissato dalla BCE (oggi al 2,75%) per la media dei prossimi 2 anni. Il problema è l’inflazione nell’Eurozona, che rimane sopra il target del 2% e non consente ad oggi di farsi un’idea ragionevole sui tempi della riduzione dei tassi BCE. Le incertezze legate ai dazi americani e alle tensioni geopolitiche rendono lo scenario a medio-breve termine ancora più complicato da prevedere.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
