Dal 2000 il tuo quotidiano indipendente su Economia, Mercati, Fisco e Pensioni
Oggi: 05 Dic, 2025

Lo sciopero generale su Gaza di Landini è una mossa per scalare il PD di Schlein

La CGIL di Maurizio Landini agisce ormai palesemente come un soggetto politico e punta alla conquista della leadership a sinistra.
2 mesi fa
2 minuti di lettura
Lo sciopero generale di Landini, CGIL
Lo sciopero generale di Landini, CGIL © Licenza Creative Commons

Lo aveva minacciato e ha mantenuto la promessa. Maurizio Landini ha indetto a nome della CGIL lo sciopero generale per protestare contro l’abbordaggio della Global Sumud Flotilla ad opera dell’esercito di Israele. Anche i sindacati di base di UBS hanno invitato i loro iscritti ad astenersi dal lavoro nella giornata di oggi. Saranno garantiti solo i servizi essenziali. Il clima politico è rovente, anche perché siamo in campagna elettorale per le regionali. Domenica e lunedì scorsi si è votato nelle Marche, mentre questa settimana sarà il turno della Calabria. Dopo toccherà alla Toscana, poi ancora a novembre a Campania, Puglia e Veneto.

Sciopero generale arma politica come i referendum

Le date non sono una coincidenza. Uno sciopero generale per motivazioni che non hanno nulla a che spartire non solo con l’economia, bensì anche l’Italia, non si era mai visto. La CGIL di Landini agisce apertamente come soggetto politico. Non certo da oggi. Come altro definire i referendum sul lavoro (e uno sulla cittadinanza veloce) a dieci anni di distanza dall’approvazione del Jobs Act? Quella dura sconfitta sembrò mettere la parola fine alle ambizioni del segretario di scalare il Partito Democratico di Elly Schlein.

Landini punta al Nazareno

Ci sbagliavamo. Landini si starebbe giocando verosimilmente le ultime carte per impadronirsi della sinistra italiana. Gaza è un mezzo. Il popolo progressista è in fiamme in Italia contro Israele per le numerose vittime civili nella striscia. Si mobilita per reagire a quella che definisce l’inerzia del nostro governo e dell’intero Occidente. Il PD ha soffiato sulla protesta, almeno fino all’intervento del presidente Sergio Mattarella per chiedere alla Flotilla di fare marcia indietro e consegnare gli aiuti umanitari alla Chiesa.

La sconfitta nelle Marche ben oltre le previsioni ha convinto l’ala riformista del PD ad alzare la voce contro la deriva a sinistra del partito. Schlein non può più tirarsi indietro, soffrendo proprio la concorrenza di Landini. Il quale ha il vantaggio di godere di maggiori margini di manovra, non essendo formalmente a capo di un partito a cui dare conto delle proprie esternazioni. Come se non bastasse, il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte insegue la stessa strategia comunicativa: fare di Gaza il terreno di scontro con governo, Europa, NATO e Occidente.

Campo largo più debole

Questa corsa verso la sinistra più radicale sta avendo l’effetto di avvicinare i centristi al governo, tra cui persino i renziani. Negli ultimi mesi l’ex premier è stato durissimo contro l’esecutivo di Giorgia Meloni, ma in Parlamento questa settimana ha votato a favore della mozione della maggioranza sul piano di pace presentato dal presidente Donald Trump. E lo stesso ha fatto il centro-destra sulla mozione renziana. I toni stanno andando più in là delle previsioni. Le legittime critiche al governo di Benjamin Netanyahu stanno trasformandosi in un’arma politica per andare contro Israele a prescindere e senza più, in qualche caso, condannare esplicitamente i massacri di Hamas.

Probabile che Schlein uscirà indebolita al termine delle regionali. Il “campo largo” dovrebbe quasi certamente mantenere la guida delle tre regioni al voto (Toscana, Campania e Puglia). L’obiettivo era di “strappare” almeno una regione al centro-destra. E se le percentuali delle vittorie saranno meno nette delle previsioni, la segreteria sarà messa in discussione. A quel punto, Landini diverrà il riferimento automatico per coloro che guardano (più) a sinistra.

Sciopero generale a rischio annacquamento

Lo strumento dello sciopero generale resta legittimo, anche se opinabile. Dopo decenni di stipendi fermi e centinaia di migliaia di giovani espatriati per lavorare, il sindacato blocca l’Italia per una questione delicata di politica internazionale. Cosa c’entra tutto ciò con i lavoratori? Il rischio è di dividere definitivamente il sindacato e annacquare una forma di protesta, che in casi estremi può diventare un’arma efficace a difesa delle proprie rivendicazioni. Un discorso simile ai referendum di giugno. Nell’uno e nell’altro caso, una sorta di regolamento dei conti a sinistra per cercare di fare emergere una nuova leadership. E più cresce lo scontento per Schlein, più dovremo abituarci a queste commistioni tra attività sindacale e politica.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

pensione 3 anni prima senza figurativi
Articolo precedente

Pensioni 3 anni prima, ma attenti, ci sono contributi che non valgono

Addio riforma Fornero sulle pensioni.
Articolo seguente

Pensioni, addio alla riforma Fornero: le soluzioni ideali e quelle del governo a confronto