A partire dal 2026, il calendario civile italiano accoglierà (o meglio, ripristinerà) una nuova data festiva: il 4 ottobre, giorno dedicato a San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia.
La novità nasce dall’approvazione definitiva, da parte del Senato, del disegno di legge che (ri)eleva questa ricorrenza a festività nazionale a tutti gli effetti. Si tratta di un riconoscimento importante, che trasforma la precedente solennità civile in una giornata equiparata alle altre festività previste per legge, con le stesse conseguenze sul piano lavorativo, retributivo e fiscale.
San Francesco, una festa civile che diventa nazionale
La giornata dedicata a San Francesco era già stata istituita nel 1958 con la legge n.
132, che celebrava insieme San Francesco e Santa Caterina da Siena, entrambi patroni d’Italia. Tuttavia, fino a oggi, il 4 ottobre non era più inserito tra le festività riconosciute come tali dal punto di vista lavorativo e retributivo.
Con la nuova legge, questa ricorrenza (ri)entra ufficialmente tra i giorni festivi nazionali regolati dalla legge n. 260 del 1949, assumendo così pieno valore giuridico.
In pratica, la festa San Francesco sarà considerata come tutte le altre giornate festive, rosso a calendario: un giorno di astensione dal lavoro con retribuzione garantita. Si tratta di un passo simbolico ma anche concreto, che unisce la dimensione culturale e spirituale della figura del santo di Assisi al riconoscimento dei suoi valori civili e universali, come la pace, la solidarietà e il rispetto per l’ambiente.
Gli effetti sul lavoro e sulla retribuzione
Dal punto di vista operativo, la nuova festività seguirà le regole ordinarie previste per le altre giornate non lavorative.
Quando il 4 ottobre cadrà in un giorno infrasettimanale, i lavoratori avranno diritto a non prestare servizio, mantenendo però la piena retribuzione giornaliera. Nel caso in cui l’attività venga svolta ugualmente, il datore di lavoro dovrà riconoscere il trattamento economico per il lavoro festivo, che può essere maggiorato oppure compensato con un giorno di riposo aggiuntivo, secondo quanto stabilito dai contratti collettivi.
Nel 2026, anno di introduzione della festa San Francesco, il 4 ottobre cadrà di domenica. In questa circostanza, si applicheranno regole specifiche definite dai contratti di categoria, come accade per le altre festività coincidenti con la domenica. Anche in questi casi, la gestione economica e organizzativa potrà variare in base al contratto collettivo di riferimento, ma sempre nel rispetto dei principi generali di tutela del lavoratore.
Le ricadute nei casi particolari: malattia, maternità e cassa integrazione
Ci sono poi da considerare anche gli effetti della nuova festività nei casi di assenza per malattia, maternità o cassa integrazione. Quando il lavoratore si trova in una di queste situazioni, la giornata del 4 ottobre viene, comunque, considerata festiva e dà diritto all’indennità. Tuttavia, il soggetto che sostiene l’onere economico può cambiare in base alla categoria di appartenenza:
- per impiegati e quadri del commercio, l’indennizzo della festività è a carico dell’INPS;
- per altre categorie, il costo resta a carico del datore di lavoro.
Nel caso di sospensione dell’attività produttiva con cassa integrazione, la distinzione è simile: per i lavoratori mensilizzati la festività è coperta dall’INPS, mentre per gli orariati l’onere resta a carico dell’azienda, entro limiti stabiliti dai contratti collettivi.
San Francesco: gli effetti sul trattamento fiscale e contributivo
Sul piano fiscale, la retribuzione riconosciuta per la festa San Francesco segue le regole già valide per le altre festività nazionali. Gli importi corrisposti concorrono al calcolo del trattamento di fine rapporto (TFR) e incidono sui ratei delle mensilità aggiuntive, come tredicesima e quattordicesima. In altre parole, la nuova festività entra a pieno titolo nel computo economico complessivo della retribuzione annuale del lavoratore.
Non subisce invece modifiche il sistema delle ex festività soppresse, il cui monte ore resta regolato esclusivamente dalla contrattazione collettiva. Ciò significa che l’introduzione della festa di San Francesco non ridurrà né aumenterà le ore di permesso maturate per le vecchie festività eliminate, come accade per il 4 novembre o l’Epifania in passato.
Festività San francesco: un riconoscimento dal valore simbolico e civile
Oltre agli aspetti giuridici e retributivi, l’istituzione della festa San Francesco ha un forte valore simbolico per il Paese. San Francesco d’Assisi rappresenta da secoli uno dei punti di riferimento spirituali e morali dell’Italia e del mondo. Il suo messaggio di fraternità, rispetto per il creato e attenzione ai più deboli è oggi più attuale che mai, in un’epoca segnata da crisi ambientali e sociali.
La scelta di riconoscere ufficialmente il 4 ottobre come giornata festiva rafforza il legame tra identità nazionale e valori universali di pace e solidarietà. La festa San Francesco diventa così non solo un momento di riposo e riflessione, ma anche un’occasione per riscoprire l’eredità di un uomo che ha segnato la storia del nostro Paese e che continua a ispirare milioni di persone nel mondo.
Riassumendo
- Dal 2026 il 4 ottobre (ri)diventa festa nazionale dedicata a San Francesco.
- La nuova festività sostituisce la precedente solennità civile istituita nel 1958.
- I lavoratori avranno diritto all’astensione retribuita o alla maggiorazione per lavoro festivo.
- La disciplina si applica anche in caso di malattia, maternità o cassa integrazione.
- Il trattamento economico segue le regole ordinarie e incide su TFR e mensilità aggiuntive.
- La festa San Francesco assume valore simbolico per pace, fraternità e identità nazionale.
