Il Governo starebbe valutando una revisione profonda dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), lo strumento che misura la condizione economica delle famiglie italiane e determina l’accesso a numerosi bonus, agevolazioni e prestazioni sociali.
L’obiettivo sarebbe rendere il sistema più giusto, evitando che alcune famiglie rimangano escluse dagli aiuti pur trovandosi in situazioni di reale difficoltà economica.
Rivedere il calcolo ISEE? Un cambiamento necessario
Negli ultimi anni, l’ISEE è diventato il punto di riferimento per l’erogazione di gran parte dei benefici pubblici: dai contributi per le bollette ai bonus per la scuola, fino al bonus psicologo e altri aiuti.
Tuttavia, il meccanismo di calcolo attuale presenta delle criticità che, in molti casi, penalizzano nuclei familiari con redditi modesti ma con un immobile di proprietà.
Proprio per questo, si starebbe studiando un intervento correttivo. Tra le ipotesi più concrete c’è quella di rivedere il modo in cui la casa di abitazione influisce sul valore finale dell’ISEE. L’intento sarebbe di alleggerire il peso del patrimonio immobiliare principale, evitando che la proprietà della prima casa diventi un ostacolo per accedere agli aiuti.
Come funziona oggi il calcolo dell’ISEE
Attualmente, anche l’abitazione principale di proprietà del nucleo familiare – cioè la casa in cui si vive – entra nel calcolo dell’ISEE. Tuttavia, non viene considerata per intero: il valore imponibile dell’immobile gode di una franchigia di 52.000 euro, che viene aumentata di 2.500 euro per ogni figlio convivente oltre il secondo. Solo la parte del valore che eccede questa soglia viene presa in considerazione, e comunque solo per due terzi.
Nonostante queste riduzioni, in molti casi il valore dell’abitazione spinge l’ISEE verso l’alto, facendo superare la soglia prevista per l’accesso a determinati bonus. In pratica, famiglie con redditi bassi ma proprietarie della casa in cui abitano si ritrovano a essere escluse da aiuti economici a cui, in base al reddito reale, dovrebbero poter accedere.
L’ipotesi di riforma: la prima casa fuori dal calcolo
Una delle proposte più discusse, avanzata in particolare dalla Lega, prevede di escludere totalmente la prima casa dal calcolo dell’ISEE. Si tratterebbe di una svolta significativa, in quanto l’immobile principale non inciderebbe più sull’indicatore economico complessivo del nucleo familiare.
La misura, se confermata, verrebbe inserita nella strada che porterà verso la Legge di Bilancio 2026. L’obiettivo politico e sociale è chiaro: evitare che il possesso della casa in cui si vive venga equiparato a un reddito effettivo, riconoscendo che l’abitazione principale non genera una reale disponibilità economica. In altre parole, si vuole distinguere chi ha un reddito alto da chi possiede un immobile ereditato o acquistato con sacrificio ma vive con entrate modeste.
Cosa resterebbe invariato
L’esclusione totale dal calcolo ISEE riguarderebbe solo la prima casa. Resterebbe, invece, invariato l’attuale trattamento per seconde case, immobili aggiuntivi e altre proprietà. In questi casi, il valore dell’immobile continuerebbe a essere pienamente considerato nel patrimonio familiare ai fini dell’ISEE.
La distinzione è importante, perché punta a tutelare le famiglie che vivono nella propria abitazione, senza però agevolare chi possiede più beni immobili. L’intento non è quello di ridurre le entrate fiscali o di favorire chi ha patrimoni elevati, ma di rendere più equa la misurazione della reale capacità economica.
Gli effetti attesi della riforma ISEE
L’eventuale esclusione della prima casa potrebbe avere effetti significativi. Innanzitutto, aumenterebbe la platea di famiglie che rientrano nei limiti ISEE previsti per i bonus sociali, sanitari o educativi. Ciò significherebbe che più cittadini potrebbero accedere a contributi e agevolazioni economiche.
D’altra parte, l’intervento avrebbe anche un impatto sulla spesa pubblica, poiché amplierebbe il numero di beneficiari. Per questo motivo, il Governo dovrà valutare con attenzione l’equilibrio tra maggiore equità e sostenibilità economica. È possibile che vengano introdotte soglie aggiuntive o criteri correttivi per evitare abusi e garantire che gli aiuti vadano davvero a chi ne ha bisogno.
Verso un ISEE più aderente alla realtà
In conclusione, la possibile riforma dell’ISEE mira a correggere una distorsione che negli anni ha limitato l’accesso agli aiuti per molte famiglie italiane. L’esclusione della prima casa dal calcolo rappresenterebbe un riconoscimento del valore sociale dell’abitazione, considerata non come un bene di lusso ma come un diritto essenziale.
Se la proposta verrà confermata, l’ISEE del futuro potrebbe diventare uno strumento più equo, più aderente alla realtà e capace di fotografare meglio le vere condizioni economiche delle famiglie italiane. Un passo importante verso un sistema di welfare più giusto e vicino ai cittadini.
Riassumendo
- Il Governo valuta una riforma dell’ISEE per rendere il sistema più equo.
- Oggi la prima casa incide parzialmente sul calcolo dell’indicatore economico.
- La proposta della Lega prevede di escludere totalmente la prima casa dall’ISEE.
- Resterebbero inclusi nel calcolo seconde case e altri immobili di proprietà.
- La riforma amplierebbe l’accesso ai bonus per molte famiglie italiane.
- Obiettivo: un ISEE più realistico e giusto, coerente con le reali condizioni economiche.