In 16 anni (dal 2009 al 2025) un pensionato con un assegno mensile lordo di 1.200 euro ha perso, in termini di potere di acquisto, circa 70 euro al mese, per un equivalente perdita di quasi 900 euro l’anno.
È il quadro preoccupante che emerge dall’ultimo rapporto congiunto del CER (Centro Europa Ricerche) e del CUPLA (Comitato unitario dei pensionati del lavoro autonomo), di cui fanno parte con CNA Pensionati altre sette associazioni nazionali dei pensionati.
Pensioni: una riforma strutturale mai arrivata
Le pensioni italiane ormai da anni sono al centro del dibattito politico e delle parti sociali. Con una riforma strutturale che non arriva mai e con misure solo temporanee, la strada all’orizzonte purtroppo si presenta ancora lunga e tortuosa.
Chi oggi vuole andare in pensione si perde nei meandri delle c.d. Quote. Da Quota 103, preceduta da Quota 100 e Quota 102, a Opzione Donna e Ape sociale. Dalla pensione anticipata ordinaria (che non richiede requisito anagrafico ma solo contributivo) all’ordinaria pensione di vecchiaia a 67 anni (con 20 anni di contributi).
Chi ha i requisiti valuta se andarsene in anticipo o continuare a lavorare. Una pensione con Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi) potrebbe non essere sufficiente per vivere avendo ad, esempio, ancora il coniuge a carico e i figli con se che non lavorano (casomai da mantenere anche per l’università). Da qui la scelta di non uscire dal mondo del lavoro rimandando la pensione. A ciò si aggiunge anche la possibilità di optare per l’incentivo bonus Giorgetti (ex bonus Maroni). Il che si concretizza in una busta paga oggi più alta.
Una rivalutazione annuale mai adeguata
Purtroppo le pensioni italiani sono state martoriate dall’inflazione a cui si è contrapposto una NON adeguata rivalutazione. Il risultato? Una perdita del potere di acquisto a dir poco grave.
Una situazione aggravata ancor più dal prelievo fiscale e che si avverte maggiormente sulle pensioni medio-basse. Come detto in premessa, secondo le stime del rapporto CNA-CER_CUPLA, si parla di una perdita annua di 900 euro.
Per chi percepisce una pensione di 1.200 euro, significa quasi una mensilità. L’equivalente di 6 bollette della luce, considerando un importo medio di 150 euro. Oppure l’equivalente di 6 spese alimentari mensili, sempre considerando una spesa media al mese di 150 euro.
L’analisi fatta dal rapporto CNA-CER_CUPLA rileva che la colpa di tutto ciò è da ricercare principalmente nel fatto che:
il meccanismo attuale previsto per la rivalutazione delle pensioni è strutturalmente inadatto a proteggere il potere d’acquisto dei pensionati ”La principale criticità risiede nella sottovalutazione dell’incremento del costo del “paniere di spesa medio” delle famiglie. Negli ultimi vent’anni, infatti, l’aumento dei prezzi ha colpito in modo sproporzionato i beni e servizi essenziali per i pensionati: alimentari, prodotti energetici e spese sanitarie.
Le proposte: cambiare l’indice di rivalutazione e bonus da 960 euro
Le proposte CNA-CER-CUPLA per mitigare questi effetti, sono due. La prima prevede che l’INPS, ai fini ella rivalutazione annuale delle pensioni, adotti l’indice IPCA (Indice armonizzato dei prezzi al consumo). Un parametro che si basa sull’effettiva spesa delle famiglie.
Quindi, una perequazione delle pensioni che rispecchi di più la realtà.
La seconda proposta è l’introduzione di un bonus per tutti i pensionati con un reddito imponibile da pensione annua compreso tra 7.800 euro e 15.000. L’importo del beneficio viene individuato in 960 euro annui da erogare in 12 mesi. Un importo, dunque, che anderebbe a coprire la perdita del potere d’acquisto stimato nello studio effettuato (900 euro annui). Se la proposta venisse messa in pratica a beneficiarne potrebbero essere circa 3,6 milioni di pensionati.
Rivalutazione pensioni: l’analisi della proposte CNA-CER-CUPLA
Le proposte avanzate dal rapporto CNA-CER-CUPLA apparrebbero sensate e ben mirate a contenere l’erosione del potere d’acquisto dei pensionati, causata da anni di rivalutazioni inadeguate rispetto all’inflazione reale.
L’adozione dell’indice Ipca come parametro per la perequazione annuale delle pensioni rappresenta una misura concreta per allineare gli aumenti pensionistici all’effettiva crescita del costo della vita, soprattutto per le famiglie a reddito fisso. Tale indicatore, basandosi sulla spesa effettiva, risulterebbe più equo rispetto ai meccanismi attuali.
Al contempo, il bonus annuale di 960 euro per i pensionati con redditi compresi tra 7.800 e 15.000 euro risponde all’esigenza urgente di ristoro economico per le fasce più penalizzate. L’importo è calibrato per coprire la perdita stimata, evitando disparità e offrendo un sostegno diretto. Se attuate, queste proposte potrebbero alleviare le difficoltà economiche di milioni di pensionati, riducendo il divario tra pensione percepita e reale costo della vita.
Riassumendo
- Dal 2009 al 2025 persi 900 euro l’anno di potere d’acquisto pensionistico.
- Le pensioni italiane subiscono rivalutazioni inadeguate e una tassazione pesante.
- I pensionati faticano a orientarsi tra Quote, Opzione Donna e Ape Sociale.
- L’inflazione ha colpito duramente beni essenziali come cibo, energia e sanità.
- Il rapporto CNA-CER-CUPLA propone rivalutare le pensioni con l’indice Ipca.
- Proposto bonus annuale da 960 euro per pensionati con redditi fino a 15.000.