L’emergenza Coronavirus ha messo in ginocchio senza ombra di dubbio il comparto dell’economia votato all’ospitalità. Alberghi, ristoranti, bar e pub sono in piena crisi e, a parte i primi, persino chiusi e impossibilitati a lavorare. Ma bisogna già programmare il futuro, che non si annuncia né facile e né certo, almeno sui tempi. Ed ecco che a New York è nata un’iniziativa, che in pochi giorni ha fatto il giro del mondo, arrivando in Europa, tra cui in Spagna, Germania e Italia.
Coronavirus, tra pacchi dalla Cina e ristoranti: domande e risposte sull’epidemia
I “dining bond” sono buoni acquisto che consentono all’acquirente di andare a cena in un dato ristorante usufruendo di uno sconto del 25%. Ha validità 60 giorni, fermo restando che il ristoratore possa adattare le condizioni contrattuali alle proprie esigenze, per esempio allungando la validità del titolo e/o aumentando la percentuale di sconto. Ma i 60 giorni e il 25% di sconto rappresentano le condizioni minime da accettare per i ristoratori. I bond sono emessi da questi ultimi e non dal sito, che funge solamente come mappa per individuare nel mondo i punti vendita aderenti.
Qual è la logica dietro all’iniziativa? Sostenere la ripresa delle attività ristorative quando sarà cessato l’allarme pandemico. In realtà, il sostegno è immediato, perché i locali incassano liquidità subito, fronteggiando così meglio questa fase di emergenza. Dal canto loro, i clienti hanno la possibilità sia di mostrare solidarietà concreta ai ristoranti a cui magari sono affezionati e sia di approfittare degli sconti per tornare a cenare fuori quando il periodo di “lockdown” sarà finito e il rischio di contagio pure.
Ci sono rischi?
In Italia, hanno aderito già un paio di decine di ristoranti. A seconda del locale, i buoni hanno validità o fino alla fine di quest’anno o fino al 31 dicembre dell’anno prossimo. E gli sconti salgono, in alcuni casi, anche al 30%. Ad esempio, il bistrot “Le Fanfaron” a Torino consente di acquistare buoni a 35 euro per usufruire di un menu da 50 euro e degustabile fino al prossimo 30 settembre.
C’è un unico rischio a carico dell’acquirente: i tempi di apertura. Nessuno oggi è in grado di assicurare quando il ristorante potrà riaprire, né se potrà più farlo. La crisi si annuncia dura e poiché la ripresa delle attività sarà molto graduale, con il ritorno della clientela nei locali molto diluita nell’arco dei mesi, purtroppo diverse realtà soccomberanno. In quel caso, il valore del buono diventa carta straccia. Tuttavia, vale la pena di scommettere da entrambe le parti. Il mondo del commercio non potrà starsene con le mani in mano – né è mai stato nel suo spirito – attendendo gli aiuti del governo, che per quanto cospicui potranno essere, non risolveranno da soli la crisi e non risolleveranno il fatturato automaticamente.
Il Coronavirus è caduto in una fase già sensibile per l’economia italiana, ma ricordiamoci che una crisi diventa sempre opportunità di rilancio per chi ne sa cogliere le potenzialità. E’ nei momenti di difficoltà che il nostro ingegno si aguzza per sbarcare il lunario, che il nostro istinto di sopravvivenza fa uscire idee che pensavamo fossero impossibili da partorire. Solo chi resta fermo rischia di essere travolto e iniziative come i “dining bond”, riadattati alla realtà italiana, locale e persino individuale, potrebbero far scattare quella scintilla utile a illuminare il futuro di un’attività dopo la fine dell’allarme.