Lo avranno notato in molti: a partire da gennaio i prezzi del pellet sono in discesa e c’è che ritiene che nel 2023 si assisterà a un vero e proprio crollo dei costi di questa biomassa.

Nell’arco del 2022 i costi del pellet sono cresciuti vertiginosamente fino ad arrivare a un prezzo di circa 15 euro per un sacco, contro i 4 euro del periodo precedente.

Le ragioni sono note e sono connesse alla guerra in Ucraina. Intanto, però, gli italiani, come ha sottolineato l’Arera, hanno optato per questa biomassa in maniera massiccia per provare a sterilizzare gli aumenti record del prezzo del gas naturale.

Ma il trend in discesa dei prezzi del pellet proseguirà o si arresterà?

Ecco cosa sappiamo per poter prevedere l’andamento nel 2023.

Quali sono le ragioni degli aumenti dei prezzi del pellet e perché potrebbero crollare

Le ragioni della crescita dei prezzi del pellet sono tutte connesse alla guerra tra Russia e Ucraina. L’aumento incontrollato del costo del gas naturale ha portato come riflesso importanti rincari in tutti i settori.

La crescita della domanda di pellet, proprio per contrastare gli aumenti del metano, ha portato a questa impennata dei prezzi. È una legge del mercato molto semplice: se cresce la domanda, l’offerta può far salire i prezzi per accrescere i propri profitti. Un altro fattore decisivo per questo aumento è connesso al fatto che l’Italia importa quasi l’85% del proprio fabbisogno di pellet da paesi come Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia e Austria.

Nonostante questa congiuntura particolarmente complessa, a partire dal mese di gennaio 2023 il prezzo del pellet risulta essere in calo. Questo ridimensionamento è dovuto innanzitutto alle misure introdotte nell’ultima Legge di Bilancio che hanno portato a un abbassamento dell’IVA sulle biomasse dal 22% al 10%.

Ma ci sono altri motivi per il ridimensionamento dei prezzi: ma quanto durerà?

Ma la riduzione dei prezzi del pellet ha anche altre ragioni.

Innanzitutto, la riduzione dei costi del gas naturale, che è tornato praticamente a livelli prebellici. I depositi pieni dei grossisti e la paura dei rivenditori di non riuscire più a vendere la biomassa fa il resto.

Cosa significa? Che un po’ di speculazione, nei mesi trascorsi, c’è stata e adesso si teme di non riuscire più a guadagnare. Un’altra motivazione potrebbe trovarsi anche in un’altra congiuntura di mercato: il prezzo del legno infatti è in calo netto dopo gli aumenti degli scorsi anni.

Infine, c’è la questione inflazione: dopo la rincorsa degli ultimi mesi, sembra che adesso stia iniziando finalmente a rallentare.

Ma quale sarà il trend dei prossimi mesi? C’è un certo ottimismo: è possibile che la situazione si normalizzi nei prossimi mesi. Ma le ragioni che, come abbiamo visto, sono molto complesse e legate alla situazione internazionale non permettono previsioni chiare e nette. È possibile comunque che per i prossimi mesi il trend continui a essere positivo. Poi, chi vivrà vedrà.

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