La domanda più frequente è se esiste o meno un limite al prelievo di contanti. La risposta che danno gli esperti di consulenza legale del sito La Legge Per Tutti è molto semplice. Non esiste alcun divieto nel prelievo di contanti, neanche quando dovessero essere particolarmente elevate. Non c’è alcun limite, dunque, il correntista può anche prelevare tutto il contante in una sola soluzione. Eppure, come sottolineato dagli esperti, qualche rischio sussiste e il funzionario di banca potrebbe chiedere spiegazioni, che però nell’immediato non rappresentano alcuna forma di controllo o indagine.

La risposta è semplice, ma occorre approfondire la questione.

Tracciabilità dei pagamenti e limite prelievo contanti: alcuni chiarimenti

I dubbi sull’esistenza di un limite al prelievo di contanti nasce da una confusione con la norma che regolamenta la tracciabilità dei pagamenti (per il 2022, il limite è di 2.000 euro; dal 2023, dovrebbe essere di 1.000 euro). Queste regole valgono per i pagamenti verso terzi, ma ovviamente non hanno alcun valore per quanto riguarda prelievi e versamenti sul proprio conto corrente bancario (o postale). Semplificando al massimo, le norme sui limiti di tracciabilità dei pagamenti non riguardano prelievi e versamenti dai conti correnti. La domanda che in molti si pongono, cosa succede se effettuo un prelievo contanti superiore a 2.000 euro, prevede una risposta semplice: nulla, né dal punto di vista penale, né dal punto di vista fiscale, né dal punto di vista amministrativo.

Limite prelievo contanti per alcune categorie

Partiamo dunque dal presupposto che un cittadino può prelevare qualunque somma dal proprio conto corrente, senza incorrere in alcun accertamento fiscale. L’Agenzia delle Entrate può esserne a conoscenza (grazie all’Anagrafe dei rapporti finanziari), ma non può intervenire con una richiesta di chiarimenti. Le regole differiscono però innanzitutto per gli imprenditori, i quali hanno l’obbligo di dichiarare qualunque prelievo superiore ai 1.000 euro al giorno o superiore ai 5.000 euro mensili.

Anche in questo caso, comunque, non si tratta di un divieto, ma di un obbligo di giustificazione; violare questo obbligo può portare all’accertamento fiscale. Un’altra questione riguarda i versamenti in contanti o i bonifici ricevuti: in questo caso, l’Agenzia delle entrate può intervenire e chiedere spiegazioni, nella misura in cui potrebbero essere redditi imponibili, cioè ‘da dichiarare’.

Se il prelievo contanti è particolarmente elevato, quando si rischiano accertamenti e indagini?

Ma torniamo alla questione dei prelievi in contanti. La soglia di prelievo che non dovrebbe essere superata è di 10.000 euro in un mese (anche se frazionata). Il motivo è semplice: il funzionario di banca è obbligato a chiedere al correntista le ragioni del prelievo. Qualora il dipendente dovesse sospettare qualcosa, la banca è tenuta a passare l’informazione all’Unità di informazione finanziaria (la Uif), la quale, dopo le dovute valutazioni, può decidere di informare la Procura della Repubblica per l’apertura di un eventuale fascicolo. Ma come rispondere alla domanda sulle ragioni del prelievo? Se rispondiamo che servono per pagare un operaio, ci becchiamo una sanzione amministrativa (perché il limite per i pagamenti in contanti è di 2.000 euro), tutt’al più possiamo dichiarare di dover pagare diversi operai e diverse ditte, ad esempio per lavori di ristrutturazione. Il rischio resta comunque elevato.

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