A partire dal 1° gennaio 2022 il limite di tracciabilità del contante sarà abbassato a 1000 euro (999,99 euro). Cosa prevedono le norme di diritto tributario circa il versamento in contanti sul conto corrente? Quando scatta la possibilità di incorrere in sanzioni? Diversamente dai prelievi, ogni forma di versamento sul conto corrente può essere oggetto di accertamento dell’Agenzia delle Entrate al di là dell’attività che il contribuente svolge (rientrano dunque imprenditori e professionisti, ma anche lavoratori dipendenti, pensionati e disoccupati). Ecco cosa prevede la normativa, seguendo le indicazioni del sito laleggepertutti.it.

Versamenti sul conto corrente, perché scattano le sanzioni?

Secondo il diritto tributario italiano, sia i versamenti in contanti sia i bonifici in ingresso sul conto corrente sono considerati ‘nero’ e dunque andrebbero sempre riportati all’interno della dichiarazione dei redditi e dunque pagarci le tasse. Il fisco infatti ritiene automaticamente che tutto ciò che entra in un conto corrente e non è dichiarato sia frutto di evasione fiscale. Tecnicamente, la presunzione è sempre a favore dell’Agenzia delle Entrate e contraria al contribuente. L’articolo 32 del Testo Unico sulle imposte sui redditi presume che ogni versamento di contanti o bonifici sia da ritenersi un reddito imponibile. Qualora nella dichiarazioni non si trovi traccia di tale ‘reddito’, allora scatta automaticamente l’accertamento. Il contribuente, dunque, dovrà difendersi, dimostrando di non aver sottratto nulla. L’onere della prova è a carico del contribuente.

Versamenti sul conto corrente, come difendersi?

Le strategie di difesa da opporre all’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate sono due:
1. Dimostrare che la somma versata non è imponibile e dunque è corretto non dichiararla: si considerano non imponibili le donazioni che si ricevono da genitori, figli e nonni, le donazioni di basso valore, i risarcimenti per danno morale, i rimborsi delle spese, le vendite di oggetti usati e il ricavato per la vendita di una casa (qualora il prezzo non sia superiore a quello pagato per l’acquisto).


2. Dimostrare che la somma versata è stata già tassata e dunque è corretto non dichiararla: si considerano già tassate le somme che si vincono alle scommesse o al gioco, retribuzioni come per le colf che non hanno l’obbligo di accredito su conto corrente.

Effettuare versamenti senza sanzioni, quando è possibile?

L’unico modo per non rischiare le sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate è produrre una prova scritta della provenienza della somma che si versa sul conto corrente, dimostrando che non è imponibile o che è stata già tassata. Il documento deve essere una certificazione e avere una data ‘certa’ e perché abbia valore deve essere stata emessa da un notaio o dalla stessa Agenzia delle Entrate, oppure deve riportare sul timbro postale la data (spedizione a sé stessi di un atto) o deve essere stata inviata via PEC.

Ma torniamo alla questione del limite di versamento contanti sul conto corrente di 1000 euro a partire dal 1° gennaio 2022. Facciamo un esempio: se il contribuente riceve una donazione da un amico di 2000 euro e per evitare sanzioni decide di registrare l’atto, può ritenersi al sicuro dagli accertamenti dell’Agenzia delle entrate? La risposta è no. La registrazione dell’atto equivale ad ammettere la responsabilità e quindi sarebbe a rischio per la violazione delle norme anti-riciclaggio.
Leggi anche: Contanti, limite prelievi 2022: quanto si può ritirare al Bancomat? Quando scattano i controlli?
[email protected]