L’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse potrebbero avere delle conseguenze sui propri risparmi. Come tutti sapranno, infatti, in periodi di alta inflazione il proprio potere d’acquisto diminuisce. Significa che con gli stessi soldi non si potranno comprare le stesse cose di prima: saranno infatti più care.

Se si voleva, ad esempio, acquistare un immobile qualche mese fa perché il prezzo era conveniente, ora si dovrà capire se quell’investimento conviene ancora. Ripetiamo, il medesimo bene, potrebbe risultare più costoso.

Anche chi ha soldi parcheggiati sul conto corrente, potrebbe avere delle brutte sorprese in quanto l’inflazione erode in termini di potere d’acquisto la liquidità ferma sui conti.

Cosa fare allora?

La tassa occulta che non piace a nessuno

L’inflazione brucia i capitali nei conti correnti e non è detto che i benefici apportati dall’aumento dei tassi di interesse offrano rendimenti più alti del tasso di inflazione, anzi. Gli interessi del deposito sono infatti spesso inferiori al tasso di quest’ultima per cui se si dovesse affrontare una spesa importante, come quella dell’acquisto di un’auto, si dovrà tenere in conto che il prezzo sarà più alto.

Tornando al conto corrente, gli esperti suggeriscono di non lasciare parcheggiato il denaro su di esso perché il valore si assottiglierà. Ecco un esempio: il valore reale di 100 euro fermi sul conto corrente se l’inflazione è all’8% dopo un anno scenderà a 92 euro. Se si ha la fortuna di avere almeno un conto che rende l’1% netto (ad oggi ce ne sono molti) allora la perdita sarà lievemente più bassa, dopo dieci anni di circa 51 euro.

Quello che conta, quindi è il tasso o il rendimento dell’investimento rispetto all’inflazione: se esso è negativo, allora questa tassa occulta eroderà il potere di acquisto dei soldi fermi sul conto.

Raffaele Zenti Coo di Wealthype-Ai ha spiegato a Ilcorriere che la soluzione è quindi investire in prodotti con rendimenti che superano l’inflazione ma per essi si dovranno correre dei rischi. Proteggeranno, invece, in parte prodotti sicuri come i buoni fruttiferi postali, i conti deposito o i Btp.

Inflazione e aumento tassi interesse, quali conseguenze per i risparmi e cosa fare?

Ci sono delle strategie da mettere in pratica per gestire gli effetti dell’alta inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse sui risparmi/prestiti. La prima è quella di confrontare sempre le varie opzioni di prestito facendo attenzione al Taeg (tasso annuo effettivo globale). Quest’ultimo è il tasso annuale che viene applicato al mutuo/finanziamento ed è comprensivo di spese e costi in aggiunta. Ovviamente bisognerà prestare attenzione anche ai tassi applicati sui propri risparmi confrontando le diverse offerte proposte e scegliendo quella più consona alle proprie esigenze.

Inoltre sarebbe opportuno verificare sempre che i propri risparmi (su conto corrente o deposito) siano protetti dal Fidt che tutela i depositi fino a 100 mila euro a depositante.

Infine se si vuole aprire un mutuo, il suggerimento sarà quello di valutare sempre i pro e i contro dei finanziamenti a tasso fisso/variabile. Il primo potrebbe rivelarsi più costoso (soprattutto adesso per l’aumento dei tassi rispetto al passato) e vincolante per un lungo periodo. Se i tassi continueranno a salire, però, la buona notizia è che la rata resterà sempre la stessa. Nel caso si opti per un mutuo a tasso variabile, invece, si dovranno considerare possibili aumenti sulle rate mensili.

Riassumendo…

1. Inflazione e aumento tassi di interesse generano conseguenze sui risparmi
2. Bisognerà sempre controllare in caso di sottoscrizione mutuo le varie opzioni di prestito presentando attenzione al Taeg
3. Nel caso si abbiano conti deposito, per risparmiare, si dovranno comparare le offerte
4.

Sempre nel caso di depositi, sarà opportuno controllare se essi sono protetti dal Fidt
5. Infine nel caso di richiesta finanziamento si dovranno valutare tutti i pro e i contro del tasso fisso e variabile.

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