I buoni fruttiferi postali, come recita lo slogan di Poste Italiane, sono buoni dall’inizio alla fine. È vero che al rimborso si riceverà il capitale investito insieme agli interessi ma è pur vero che si dovranno sostenere su di essi degli oneri fiscali. Il punto di forza di questi titoli, poi, è che sugli interessi si avrà una tassazione agevolata e che saranno esenti dall’imposta di successione.

Considerando che tenere i soldi depositati sul conto corrente o su un libretto rende pochissimo, investirli in bfp potrebbe rivelarsi una buona soluzione.

Sicuramente non si guadagneranno cifre esagerate ma almeno si proteggerà in parte il proprio denaro dall’inflazione e dai costi (se ci sono) mensili di tenuta conto.

L’altro vantaggio di sottoscrivere dei buoni fruttiferi postali è che sono un prodotto sicuro, garantito interamente dallo Stato Italiano. In molti si domandano di quant’è e come funziona l’imposta di bollo sui tali titoli. Ecco le informazioni in merito.

Come funziona l’imposta di bollo

L’imposta di bollo sia sui buoni fruttiferi postali cartacei che su quelli dematerializzati si calcola il 31 dicembre di ogni anno. Poste Italiane spiega che però essa è accantonata ed è addebitata soltanto quando si chiede il rimborso. Nel caso in cui, essa risulti inferiore a 1 euro, si pagherà comunque tale cifra. Chi ha dei titoli emessi dopo il 1° gennaio 2009 deve sapere che essi si cumulano con bfp con la stessa intestazione.

Cassa Depositi e Prestiti ha spiegato che l’imposta di bollo non si applica sempre ma solo nel caso il valore effettivo di rimborso, al netto degli oneri fiscali, dei bfp (con la stessa intestazione) non superi i 5 mila euro. Questa tassa, comunque, è stata applicata dal 2012 nella misura proporzionale dello 0,10% per il 2012. Dello 0,15% per il 2013 e dello 0,20% dal 2014 con un minimo di 34,20 euro (anni 2012-2013) e massimo di 1.200 euro per il 2012.

Nel caso in cui il valore di rimborso del patrimonio “buoni fruttiferi postali” sia più basso di 5.000 euro, allora essa non andrà pagata. Se i titoli sono invece soggetti a persone diverse da quelle fisiche, l’imposta massima sarà dal 2014 di 14 mila euro, era invece di 4.500 euro nel 2013.

Come funziona con i vecchi titoli

Cdp ha anche spiegato che se si possiedono dei vecchi buoni fruttiferi postali sottoscritti prima del 2009 di 6.000 euro, l’imposta di bollo va pagata. Essa è calcolata in proporzione sul valore nominale di ogni singolo buono ed è sempre dovuta nella misura di minimo 2 euro. Non c’è invece alcuna soglia di esenzione nel caso in cui il valore di rimborso sia sotto i 5.000 euro.

Chi ha quindi un titolo cartaceo di 6.000 euro (sottoscritto prima della data indicata) pagherà 6 euro per il 2012, 9 euro per il 2013 e 12 euro a partire dal 2014 e per gli anni che verranno.

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