La carta revolving è una linea di credito, concessa da una banca o da una società finanziaria a un cliente, che la può utilizzare come meglio crede, anche semplicemente per fare acquisti quotidiani. Si tratta di quelle carte, che spesso notiamo uscire dalla tasca di una persona alla cassa di un negozio o al supermercato per effettuare il pagamento dei prodotti acquistati. Ma in cosa consiste? Essa si traduce in un prestito, che il titolare della carta è tenuto a rimborsare con rate mensili dall’importo minimo espresso in percentuale della somma già usufruita, ma senza la necessità di rientrare in un tempo prefissato.

Chiaramente, trattandosi di un prestito a titolo oneroso, le rate per il rimborso sono composte da una quota di capitale e da una di interessi.

Capitale si ricostituisce con pagamento rate

Inoltre – e questa è la caratteristica principale e saliente di una carta revolving – man mano che si effettuano i versamenti per rimborsare il prestito, questi ricostituisce la linea di credito. In buona sostanza, la banca di mette a disposizione un prestito, che si riattiva automaticamente al pagamento delle rate sulla linea già utilizzata. Da qui, il nome “revolving”. Facciamo un esempio: Tizio ha una carta revolving con plafond di 5.000 euro e da utilizzare entro 5 anni dalla data di emissione. La utilizza per effettuare acquisti durante il primo mese per complessivi 1.000 euro. A partire dal mese successivo, come da condizioni contrattuali, versa una rata del 5% dell’importo speso, interessi inclusi, ovvero di 50 euro, di cui (per ipotesi) 43 euro di capitale e 7 di interessi. Automaticamente, a decorrere dalla data del versamento, egli avrà a disposizione un credito residuo pari ai 4.000 euro rimanenti (5.000 del plafond – 1.000 spesi) + 43 euro del capitale rimborsato. E così, di volta in volta, sulla base dei pagamenti effettuati con la carta e i rimborsi nel frattempo avvenuti.      

Tassi su carte revolving sono alti

E’ evidente la comodità dell’utilizzo di una simile linea di finanziamento, ma altrettanto chiari sono anche i rischi che un uso un po’ disinvolto potrebbe comportare.

Il fatto di potere rimborsare le rate senza il dovere di rientrare entro una data scadenza potrebbe indurre ad amplificare gli effetti negativi, che in alcuni casi si riscontrano nell’uso di una carta di credito ordinaria, ovvero non si ha contezza dei costi connessi al finanziamento, perché è evidente che più tempo ci prendiamo per rimborsare la linea di cui abbiamo usufruito, più elevato sarà l’onere a nostro carico, per il gioco degli interessi. Inoltre, il ripristino del capitale con il pagamento delle rate potrebbe spingerci a spendere cifre non sostenibili, in quanto potrebbe sfuggire al nostro controllo l’ammontare effettivamente speso. Esempio: se una carta revolving ci mette a disposizione una linea di 5.000 euro, rinnovabile fino a complessivi 17.000 euro in 5 anni, alla fine potremmo arrivare a utilizzarla per l’importo massimo senza rendercene conto. Un’altra considerazione riguarda i costi: non solo potremmo non avere idea immediata di quanto ci siamo indebitati, ma si tenga conto dei tassi applicati ai prestiti effettuati con le revolving, che sovente, per non dire quasi sempre, superano anche abbondantemente il 20%. Poiché si è tenuti al pagamento di rate di importo minimo mensile contenuto (il 3, 4 o 5% del credito usufruito), si potrebbe arrivare a maturare interessi su interessi. Si consiglia di farne un uso moderato e di vagliare le alternative, dato che una carta di credito ordinaria quasi certamente presenterà costi più bassi.