Per richiedere una carta di credito occorre presentare documento di identità, numero di conto, codice fiscale e busta paga o dichiarazione dei redditi. A chi la clona invece basta molto meno. Ecco a voi uno dei paradossi del sistema bancario italiano.

Chi di voi non conosce almeno una persona alla quale sia stata clonata la carta di credito? E’ evidente quindi che non si tratta di casi isolati ma di fenomeni purtroppo abbastanza comuni: questo ci porta a pensare che clonare carte di credito non sia un’attività così sofisticata e complessa.

E se alla notizia della clonazione voi avete assunto l’espressione di chi la sa lunga e per questo non fa acquisti online per non cadere nello sniffing, sappiate che l’e-commerce non è l’unico terreno su cui si muove l’attività di clonazione.

TECNICHE USATE PER CLONARE LA CARTA DI CREDITO

Tra i metodi più usati ci sono gli skimmer (ovvero i lettori di bande magnetiche) per ATM e quelli da POS: sapere come funzionano queste tecniche può essere importante per saper individuare eventuali elementi sospetti.

Il 90% delle carte di credito viene clonato al momento del ritiro dall’ATM. I malintenzionati inseriscono nella fessura dove si infila la carta, una mascherina dotata al suo interno di un circuito in grado di copiare i dati della scheda inserita e di trasmetterli ad una fonte determinata, solitamente tramite bluetooth. Nel frattempo una microcamera, solitamente posta affianco alla luce del bancomat, copia il PIN. Quando vi accingete a prelevare controllate quindi prima di tutto che nei pressi della banca non vi siano persone sospette appostate con un cellulare o altro dispositivo elettronico in mano. Al momento di digitare il PIN copritevi sempre con il palmo della mano.

Statisticamente meno frequente è la clonazione tramite skimmer collegato ai POS, ossia ai dispositivi usati per i pagamenti telematici nei negozi.

Il grande vantaggio per chi usa questo mezzo è che in pochi minuti si ottengono i dati di diverse carte di credito. Non c’è inoltre bisogno di telecamera nascosta: l’apparecchio registra i numeri del codice di sicurezza nel momento stesso in cui vengono digitati. Il dato allarmante è che certi strumenti sono acquistabili su internet (soprattutto da siti russi) e in rete si trovano perfino schemi per realizzarli in casa.

Un altro errore da evitare è quello di lasciare incustodito lo scontrino delle carte di credito dopo un acquisto. I malintenzionati infatti possono, attraverso la tecnica del trashing, risalire alla matrice.

Se la vostra carta di credito è in scadenza e non avete ricevuto dalla banca quella nuova contattate il vostro istituto di credito per accertarvi di non essere vittime di boxing. Con questo termine si indica la sottrazione per scopi fraudolenti delle carte di credito spedite dalle banche ai loro clienti.

Fatte salve queste regole precauzionali e comportamentali, viene da chiedersi: ma la banca non dovrebbe offrire ai suoi clienti una maggiore garanzia e sicurezza informatica? La questione si ripresenta con evidente attualità ora che, a seguito dell’abbassamento della soglia massima per le transazioni in contanti, saremo chiamati più spesso ad usare carte di credito e bancomat. 

 

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