Nell’ultimo periodo si parla tanto del buono fruttifero postale e di come esso può proteggere il proprio denaro dalla tassa occulta dell’inflazione, perché? Bisogna fare un passo indietro nel tempo, esattamente al 6 di luglio quando Cassa Depositi e Prestiti ha rivisto i rendimenti dei suoi prodotti. Ciò è avvenuto a seguito degli aumenti dei tassi applicati dalla Bce e dalle altre banche europee per contrastare la scure dell’inflazione.

Oggi il rendimento più vantaggioso lo offre il buono fruttifero postale dedicato ai minori, gli interessi alla scadenza, infatti, arrivano al 3,50%.

C’è però anche il Rinnova che offre tassi discreti fino al 2,25% in 6 anni. Può essere però sottoscritto solo da chi ha un titolo in scadenza o che sta per scadere.

Ma come funziona il nuovo buono lanciato da Poste Italiane ed emesso da Cassa Depositi e Prestiti?

Il nuovo bfp Rinnova è dedicato a chi ha rimborsato un titolo scaduto (non quello 4 anni Risparmiosemplice e quello dedicato ai minori) a partire dal 20 settembre ed entro il periodo di collocamento del buono Rinnova. Si potrà conoscere quest’ultimo grazie ad un avviso che sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Tornando al bfp, esso ha una durata di 6 anni e consente di reinvestire il proprio denaro nel medio periodo potendo contare di rendimenti annui certi. Si guadagna l’1% dopo 3 anni e il 2,25% annuo lordo dopo 6 anni.

I requisiti per accedere all’offerta

Per sottoscrivere il nuovo buono fruttifero postale Rinnova di Poste Italiane si deve aver rimborsato un titolo scaduto. In merito al rimborso dei titoli rappresentati da documenti cartacei emessi prima del 1° gennaio 2009, la sottoscrizione è consentita solo all’intestatario/ cointestatario presente all’atto del rimborso. Nell’arco della stessa giornata si possono sottoscrivere più Rinnova anche nel giorno successivo a quello del rimborso del titolo scaduto. Per altre sottoscrizioni, invece, si dovrà attendere la scadenza di altri buoni in proprio possesso.

Si ricorda che dopo la scadenza i propri buoni diventano infruttiferi, significa che non producono più interessi. Nel caso se ne abbiano di cartacei, dopo 10 anni, dalla scadenza, essi vanno in prescrizione. Bisogna assolutamente evitare che ciò accada perché si perde il diritto di ricevere il capitale investito e gli interessi maturati.

I buoni de materializzati, invece, non si prescrivono, quindi non si rischia di restare a bocca asciutta per la disattenzione. L’importo, infatti, è accreditato in automatico sul conto di regolamento dell’intestatario che può essere il libretto postale o il conto BancoPosta.

Per evitare, quindi, che il denaro parcheggiato sul conto corrente perda di valore a causa dell’inflazione (che secondo gli esperti ci terrà compagnia ancora per un bel po’), una soluzione può essere quella di investirlo in un buono fruttifero postale.
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