Il contitolare di 2 buoni fruttiferi postali serie Q/P e 2 serie Q si è rivolto all’Arbitro Bancario Finanziario chiedendo interessi più alti. I primi infatti erano liquidati in misura inferiore rispetto ai tassi e ai rendimenti indicati dietro al titolo per il periodo dal 21° al 30° anno. I secondi così come gli altri nonostante l’applicazione della ritenuta fiscale. Ecco cosa è accaduto e la decisione del Collegio di Milano.

Poste Italiane chiede di rigettare il ricorso in merito ai buoni fruttiferi postali, la decisione del Collegio

Poste Italiane nelle sue controdeduzioni comunica che i bfp oggetto del ricorso appartenevano a tutti gli effetti alla serie Q istituita il 13 giugno 1986 con Decreto del Ministero.

Per essi c’era un interesse composto fino al ventesimo anno al 12% e un interesse semplice dal 21° al 30° anno. Il rendimento era strutturato prevedendo un interesse composto per i primi 20 anni ed un importo bimestrale per ogni bimestre maturato dopo i 20 anni e fino al 31 dicembre del trentesimo anno dopo l’emissione. Esso era calcolato in base al tetto massimo raggiunto e quindi del 12%.
Il Collegio di Milano con decisione numero 8714 del 30 marzo 2021 comunica di aver esaminato i 4 titoli attentamente. Per quelli della serie Q/P, Poste Italiane ha inserito correttamente i timbri davanti e dietro. Sul davanti era riportata la serie Q/P mentre dietro i nuovi rendimenti. Questi però erano solo fino al ventesimo anno e non comunicavano nulla delle somme da corrispondere per gli ultimi dieci anni. Il Collegio dell’Abf di Milano ha quindi comunicato che l’intermediario dovrà applicare le condizioni riportate sul retro dei titoli della serie Q/P per gli anni dal 21° al 30° anno. Ha invece bocciato il ricorso peri buoni della serie Q. Il calcolo effettuato da Poste in merito a questi ultimi era infatti esatto.

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