I buoni fruttiferi postali sono da sempre il prodotto di investimento preferito dagli italiani. Le nonne li acquistavano per i loro nipotini affinché una volta grandi, potessero realizzare un loro sogno. Oggi sembra strano pensare di poter realizzare un desiderio con questi titoli postali. Al massimo, rendono, infatti, il 3,50% annuo lordo e a questa cifra si è arrivati dopo l’aggiornamento di luglio per contrastare l’inflazione crescente.

Nei meravigliosi anni ’80 rendevano i bfp rendevano tanto. Gli interessi, poi, pian piano, sono diventati sempre meno vantaggiosi soprattutto dopo la modifica dei tassi di interesse del 1° luglio 1986.

E proprio a causa di rimborsi inferiori alle aspettative ci sono stati e continuano ad esserci dei contenziosi tra i cittadini e Poste Italiane. Nelle scorse settimane, però, è arrivata una sentenza del Tribunale di Benevento a favore di un cittadino che fa ben sperare per il futuro.

Il Tribunale di Benevento dà ragione a un risparmiatore

C’era una volta un risparmiatore che decise di acquistare un buono fruttifero postale da 5 milioni di lire della serie P. Era il 5 gennaio 1988 e sul titolo erano riportati i rendimenti del 9-11-13 e 15%. Sul buono, poi, Poste Italiane aveva apposto solo un semplice timbro.

Recitava quanto segue: “i tassi sono suscettibili di variazioni successive a norma di legge. L’ammontare degli interessi è soggetto alle trattenute fiscali previste alla data dell’emissione” senza indicare i nuovi e inferiori rendimenti della serie Q”.

Fin qui nulla di strano.
Il risparmiatore ha quindi atteso la data di scadenza e si è presentato alle Poste per chiedere il rimborso. Con suo grande stupore ha scoperto che i rendimenti applicati non erano quelli della serie P, come lui aveva chiesto di ottenere, bensì quelli della serie Q. Al posto di 49 mila euro, ne aveva ottenuti solo 28 mila circa.

Perché il ricorso del risparmiatore è stato accolto?

Il risparmiatore si è rivolto, quindi, all’avvocato Fabio Scarmozzino per ottenere quanto gli spettava e da poco il Tribunale di Benevento ha comunicato la sentenza.

Ha rilevato, infatti, la presenza del solo timbro riportante la generica e futura variazione dei rendimenti e l’avviso della ritenuta fiscale. Per questo motivo il risparmiatore ha ottenuto il diritto di ricevere una somma più alta di quella riconosciuta al momento del rimborso.
È importante, spiega, l’avvocato, che chi ha dei buoni fruttiferi postali riportanti solo tale timbro, li faccia controllare per capire se ha diritto a ricevere importi più alti di quelli riconosciuti al momento del rimborso. Considerato il periodo che stiamo vivendo, aggiungere qualche euro in più nel salvadanaio farebbe davvero comodo.
[email protected]