I buoni fruttiferi postali sono sempre stati un prodotto di risparmio/investimento tanto amato dagli italiani. I tassi di interesse, infatti, nel passato erano molto più alti di quelli odierni per cui, al momento del rimborso, davvero era possibile realizzare un sogno. Si poteva addirittura acquistare una piccola automobile o fare un viaggio.

C’è una storia degli ultimi giorni che riguarda proprio questi titoli. Un anziano signore ne ha trovati alcuni degli anni ’30 in un vecchio mobile che valgono 1600 lire (circa 90 mila euro secondo una consulenza) per cui ha chiesto aiuto a uno studio legale di Roma per provare a recuperare la somma.

Poste Italiane, però, ha più volte ribadito che dopo 10 anni dalla scadenza del titolo scatta la prescrizione. Quest’ultima determina la decadenza dal diritto al rimborso sia del capitale investito che degli interessi maturati.

Bfp del 1930

Un pensionato ottantenne ha trovato in un mobile acquistato al mercatino dell’antiquariato tre buoni fruttiferi postali degli anni trenta del valore complessivo di 1600 lire.

Per un consulente contabile, questi titoli tra interessi, rivalutazione e capitalizzazione dalla data di emissione a quella del ritrovamento varrebbero più di 87 mila euro.

L’anziano, quindi, si è rivolto a due legali del Foro di Roma chiedendo loro di recuperare la somma. Secondo gli avvocati, infatti, Poste Italiane e il Ministero delle Finanze, sarebbero obbligati in solido a “onorare” i debiti in corso anche prima della comparsa della Repubblica Italiana.

In Italia quanti sono i titoli di credito “antichi”?

Nel nostro paese sono all’incirca 10 milioni i titoli di credito “antichi”, come ad esempio Bot, buoni fruttiferi postali e libretti di risparmio, non ancora riscossi ma che possono esserlo. Padovaoggi spiega che per i legali del pensionato, quindi, ci sarebbe ancora la possibilità di riscuotere tali titoli nonostante la prescrizione di 10 anni.

Il motivo è che quest’ultima, a loro avviso, non decorre necessariamente dalla data di emissione del titolo ma da quanto il titolare può far valere il proprio diritto.

Nel caso in questione, nonostante i buoni siano stati emessi più di dieci anni fa, l’interessato li ha ritrovati solo di recente ovvero negli ultimi dieci anni per cui può chiedere lo stesso il rimborso.

La prescrizione, infatti, inizierà a partire dal momento del ritrovamento. Sembrerebbe possibile, quindi, che tutti i titoli, anche quelli emessi durante il Regno d’Italia, come appunto i buoni fruttiferi postali e i libretti di risparmio, possano essere riscossi.

Banca d’Italia, però, è chiara su questa questione. Sulla pagina ufficiale dedicata alla prescrizione, si legge infatti che quest’ultima decorre dalla data di scadenza/rimborsabilità e non dal giorno del ritrovamento. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha spiegato di aver fornito questo e altri chiarimenti proprio per prevenire l’insorgere di aspettative da parte dei risparmiatori ed evitare che questi sostengano inutili spese legali.

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