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Oggi: 05 Dic, 2025

Le riserve russe per l’Unione Europea sono l’elefante nella cristalleria

Le riserve russe sono state anche ieri al centro del dibattito tra i leader dell'Unione Europea. Utilizzo a favore dell'Ucraina problematico.
1 mese fa
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Riserve russe problema spinoso per UE
Riserve russe problema spinoso per UE © Licenza Creative Commons

Passano i mesi e il tema delle riserve russe rimane in cima alla lista dei nodi che l’Unione Europea non riesce a sciogliere. E questa volta la nota insipienza di Bruxelles non c’entra. Il Consiglio europeo, formato dai 27 capi di stato e di governo comunitari, se n’è occupato anche ieri. La discussione è iniziata la mattina ed è proseguita dopo pranzo. Non è stata facile, né definitiva. Troppi i punti oscuri e i rischi insiti nella soluzione prospettata dell’esproprio. La premier Giorgia Meloni lo aveva fatto presente in Parlamento il giorno prima che serve una discussione approfondita per evitare conseguenze negative per l’UE.

Riserve russe in Belgio

Quando la Russia invase l’Ucraina il 24 febbraio del 2022, l’Occidente rispose “congelando” le riserve russe per un controvalore allora stimato di circa 300 miliardi di dollari. La maggior parte di esse si trovava investita in Europa. I numeri attuali parlano di 209 miliardi di euro nel Vecchio Continente, di cui 185 miliardi custoditi presso Euroclear. Questa è una stanza di compensazione con sede nel Belgio, che funge nella pratica da controparte a ciascuna delle due parti finanziarie coinvolte in un’operazione.

Escamotage legale

Le riserve russe risultano ancora oggi di proprietà di Mosca, pur non nella sua disponibilità. L’UE le ha ufficialmente bloccate, limitandosi ad utilizzare i proventi per finanziare l’Ucraina. Adesso, il salto di qualità di cui si dibatte da almeno un anno e mezzo: l’esproprio vero e proprio. Dei 185 miliardi sopra citati, sottraendo i 45 miliardi già stanziati con il G7 in Puglia nel 2024, restano 145 miliardi. Tanti soldi che servirebbero a indennizzare Kiev per i danni provocati dall’occupazione russa.

Il conto finale, tuttavia, sarebbe il quadruplo.

L’esproprio delle riserve russe sarebbe una soluzione facile e come tutte le soluzioni facili anche la più insidiosa. Sul piano legale l’UE non avrebbe alcun titolo per procedere a un simile atto. Siamo tutti d’accordo che l’occupazione sia avvenuta illegalmente, ma l’Ucraina non fa neppure parte dell’UE. Non c’è alcuna sentenza che abbia riconosciuto la responsabilità dei danni e che offrirebbe perlomeno la base legale per usare gli asset di Mosca. Vladimir Putin avrebbe gioco facile per fare causa a Euroclear, che si trova sotto la giurisdizione belga. Non a caso, proprio il Belgio si mostra restio all’esproprio. Lo avallerebbe solamente in presenza di garanzie comunitarie per il caso fosse portato in tribunale e condannato ai pagamenti.

UE a rischio reputazione

Tecnicamente, la soluzione che l’UE avrebbe trovato per espropriare le riserve russe senza ammetterlo sarebbe la seguente. Gli asset verrebbero impiegati come collaterale per emettere bond europei con cui finanziare l’Ucraina. Il prestito verrebbe restituito da Kiev solo a riparazioni di guerra avvenuti. Campa cavallo! Se anche immaginiamo che questo stratagemma complicato anche solo da spiegare possa servire a dribblare le accuse di confisca, il problema resta intatto nella sostanza. Agli occhi del mondo l’UE diverrebbe un’area inaffidabile in cui portare i capitali.

All’infuori del blocco occidentale nessuno si fiderebbe più. Saprebbe che alla minima frizione i suoi investimenti rischierebbero il sequestro. Questo sarebbe un enorme guaio per l’Europa, che vedrebbe allontanarsi la prospettiva di affiancare in futuro gli Stati Uniti come principale mercato dei capitali. Non a caso Washington con Joe Biden prima e Donald Trump ora è rimasta guardinga e mostra prudenza sul caso. A dirla tutta, agli alleati americani faremmo un favore se espropriassimo le riserve russe. Il loro mercato rimarrebbe l’unica meta per i capitali dal resto del mondo, nonostante le sanzioni comminate a destra e a manca stiano accelerando i piani di dedollarizzazione in economie come la Cina e la stessa Russia.

Riserve russe e stato di diritto

L’UE deve ragionare con una visione lunga e non d’istinto. La volontà di punire Mosca per i danni e le atrocità commessi è più che condivisibile e legittima. Sui modi bisogna stare attenti. Rischiamo di consegnare a Putin una vittoria non sul campo, bensì sul piano legale e finanziario. Verremmo tacciati di avere violato lo stato di diritto come una Russia qualsiasi. E una volta che si perdesse la reputazione, essere considerati alla stregua dei nostri nemici nello scacchiere internazionale sarebbe un attimo. Esito paradossale per un continente che sta cercando di reagire proprio a chi del diritto se ne frega.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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