La riforma condominio torna al centro del dibattito politico e professionale a distanza di 13 anni dall’ultimo intervento organico sulla materia. Con il disegno di legge AC 2692, presentato ufficialmente a Roma il 17 dicembre e sostenuto in modo deciso da Fratelli d’Italia, prende forma una revisione profonda delle regole che disciplinano la gestione degli edifici condominiali.
Il progetto, firmato da Elisabetta Gardini e altri parlamentari, punta a rendere il sistema più trasparente, professionale e sicuro, ma sta già suscitando forti preoccupazioni tra gli operatori del settore.
Riforma condominio: per fare l’amministratore servirà la laurea
Uno degli aspetti più delicati riguarda i requisiti per esercitare la professione di amministratore di condominio.
La proposta introduce l’obbligo di possedere una laurea, anche di primo livello, in ambiti economici, giuridici oppure tecnico-scientifici.
Si tratterebbe di una svolta significativa rispetto al passato, quando era sufficiente il diploma di scuola superiore. Il testo chiarisce però che la nuova regola non avrà effetti retroattivi per chi, al momento dell’entrata in vigore della norma, risulti già iscritto ad albi, ordini o collegi professionali afferenti alle aree indicate. Questa clausola di salvaguardia tutela figure come geometri, periti e ragionieri, ma lascia scoperti molti amministratori che hanno costruito la propria attività senza un titolo universitario specifico.
Nasce l’albo degli amministratori di condominio
Un altro pilastro della riforma condominio è l’istituzione di un elenco ufficiale presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT). L’iscrizione diventerà obbligatoria per chi intende svolgere l’attività di amministratore, previa dimostrazione del possesso dei requisiti richiesti.
Nello stesso registro dovranno figurare anche i revisori contabili condominiali, una figura che acquista un ruolo centrale nelle nuove regole.
L’esercizio della professione senza iscrizione comporterà sanzioni economiche rilevanti, con multe che possono superare i cinquemila euro.
La formazione professionale resta un obbligo imprescindibile. Il decreto che prevede un percorso iniziale di 75 ore e un aggiornamento annuale di 15 ore non viene cancellato, ma sarà modificato per allinearsi alle nuove disposizioni. Anche chi è in possesso di una laurea dovrà continuare a rispettare questi percorsi formativi, a conferma della volontà di elevare il livello di competenza complessivo.
Il rinnovo automatico dell’incarico
Tra le novità accolte con maggiore favore dai professionisti spicca il meccanismo di rinnovo automatico dell’incarico. La nomina dell’amministratore si prorogherà di anno in anno, salvo diversa decisione dell’assemblea.
In questo modo viene superato un problema frequente: l’impossibilità di raggiungere la maggioranza necessaria per la conferma, con il risultato di lasciare l’amministratore in una posizione di precarietà operativa.
Riforma condominio: sparisce la circolazione del contante
Sul fronte della gestione economica, la riforma condominio introduce regole più stringenti. Tutti i movimenti finanziari dovranno transitare esclusivamente su un conto corrente intestato al condominio, eliminando definitivamente l’uso del contante. Questa scelta mira a rafforzare la tracciabilità delle operazioni e a ridurre il rischio di irregolarità.
Cambiano anche i tempi per il recupero delle somme non versate: l’avvio delle procedure giudiziarie nei confronti dei condomini morosi sarà legato all’approvazione del rendiconto annuale, che potrà avvenire entro centottanta giorni dalla chiusura dell’esercizio.
Le nuove norme incidono anche sui rapporti con i fornitori. In caso di mancato pagamento, questi ultimi potranno rivalersi non solo sui condomini inadempienti, ma anche sul conto condominiale e, se necessario, sugli altri partecipanti in regola. Si tratta di una modifica che redistribuisce il rischio economico all’interno della collettività condominiale.
Servirà anche il revisore dei conti
Per gli edifici con più di venti proprietari diventa obbligatoria la nomina di un revisore dei conti, incaricato per due anni non rinnovabili. Il suo compito sarà certificare la correttezza del rendiconto secondo criteri più rigorosi: gestione per cassa, situazione patrimoniale dettagliata e ripartizione chiara delle spese, con indicazione dei conguagli.
Questi principi, in realtà, vengono estesi come riferimento anche ai condomìni di dimensioni inferiori. Viene inoltre formalizzata la figura del responsabile della protezione dei dati personali, da nominare in assemblea.
Sicurezza sul lavoro nella riforma condominio
Infine, grande attenzione è riservata alla sicurezza delle parti comuni. Una società specializzata dovrà attestare lo stato degli immobili e, in caso di inerzia dell’assemblea, l’amministratore potrà intervenire direttamente per disporre i lavori necessari. Per la manutenzione straordinaria, il fondo spese dovrà essere costituito subito, senza più la possibilità di raccogliere i contributi in modo progressivo.
Nel complesso, la riforma condominio delinea un modello più strutturato e controllato, che promette maggiore trasparenza ma impone anche un forte cambiamento a chi opera nel settore. Il confronto tra istituzioni e professionisti sarà decisivo per capire come queste novità verranno accolte e applicate nella pratica quotidiana.
Riassumendo la riforma condominio
- La riforma condominio introduce nuove regole per amministratori, contabilità e gestione degli edifici.
- Previsto obbligo di laurea per amministratori, con deroghe per professionisti già iscritti ad albi.
- Istituito un elenco ministeriale obbligatorio per amministratori e revisori condominiali.
- Addio ai contanti: tutti i pagamenti passano dal conto corrente del condominio.
- Revisore obbligatorio nei condomìni oltre venti proprietari, con controlli contabili più rigidi.
- Maggiori poteri all’amministratore per sicurezza e lavori urgenti sulle parti comuni.
