I rendimenti giapponesi stanno salendo a livelli mai visti prima sul tratto ultra-lungo della curva delle scadenze. Il trentennale ha chiuso offrendo oggi il 3,345%, segnando un nuovo record storico. Il bond a 40 anni offre il 3,72%, anche in questo caso record dal debutto nel 2007 di questa scadenza. Lo stesso decennale rende l’1,77%, guadagnando lo 0,70% in un anno e salendo ai massimi da decenni. I mercati stanno reagendo negativamente al piano economico annunciato dalla nuova premier Sanae Takaichi, che prevede stimoli fiscali per 17.000 miliardi di yen (circa 109 miliardi di dollari al cambio attuale).
Carry trade in pericolo
Il debito pubblico nel Sol Levante è già al 250% del Pil e il boom dei rendimenti giapponesi ci segnala che i mercati non sembrano disposti a finanziare Tokyo oltremodo.
Pretendono una remunerazione più alta, cosa che sta già avendo un impatto negativo per la stabilità finanziaria globale. In effetti, esistono posizioni accese grazie al “carry trade” per 20.000 miliardi di dollari. Denaro che gli investitori hanno preso in prestito sul mercato nipponico a tassi di interesse bassi, così da investirlo principalmente a Wall Street, dove i rendimenti sono elevati.
Minaccia alla stabilità finanziaria globale
Il rialzo dei rendimenti giapponesi minaccia questo delicato equilibrio, in quanto rende più costosa la restituzione dei prestiti. Inoltre, favorisce la ripresa del cambio dello yen contro le altre principali valute mondiali. E anche questo effetto è indesiderato per chi ha acceso posizioni in dollari, euro, sterline, ecc. Il ricercatore indipendente Shanaka Anslem Perera stima a 0,55 la correlazione tra il calo dell’indice S&P 500 e la chiusura delle posizioni da “carry trade”.
In pratica, le azioni del governo di Tokyo starebbero provocando i tonfi delle borse occidentali.
C’è un’altra ragione per la quale i rendimenti giapponesi starebbero influenzando negativamente i mercati azionari globali. Gli altri bond sono costretti a loro volta ad offrire di più per non perdere fette di domanda. E i maggiori rendimenti obbligazionari deprimono le azioni, essendo i bond un asset concorrente. Tra le altre cose, la fuga dei capitali verso il Giappone sta riducendo la liquidità a favore di asset come le “criptovalute”, che non a caso in questi giorni ripiegano ai minimi da diversi mesi.

Rendimenti giapponesi rischiano ulteriore rialzo
Domani sarà una giornata cruciale, un test per i mercati internazionali. Già da stasera conosceremo i dati sull’ultima trimestrale di NVIDIA, che avrà ripercussioni sulle contrattazioni sin dalla riapertura delle ore successive a Tokyo. E in Giappone si tiene l’asta mensile dei bond a 40 anni. Nel caso in cui la domanda si confermasse debole – bid to cover ratio sotto 2,5 – i rendimenti giapponesi potrebbero proseguire l’ascesa. La banca centrale, alle prese già con un’inflazione ancora al 2,9% a settembre e tassi di interesse fermi allo 0,50%, non disporrebbe di margini di intervento rilevanti.

giuseppe.timpone@investireoggi.it

