Sébastien Lecornu ha appena finito di formare il suo secondo governo nel giro di pochi giorni e il sesto in Francia dagli inizi del 2024. E’ composto da 35 ministri e tra di loro non ci sono più gli ex primi ministri Elisabeth Borne e Manuel Valls. Né compare Bruno Retailleau, il leader dei Repubblicani che aveva affossato il primo esecutivo di una settimana fa. Questi ha persino espulso i 6 compagni di partito che hanno accettato l’incarico, malgrado l’indicazione contraria che era arrivata dal gruppo. Come inizio non c’è male.
Sconcerto tra i partiti
Quando venerdì pomeriggio i leader dei partiti, ad esclusione di Rassemblement National (RN) e La France Insoumise (LFI), partecipavano all’incontro con il presidente Emmanuel Macron all’Eliseo per capire cosa sarebbe stato loro proposto, c’era la sensazione che si andasse verso un altro nome all’infuori della cerchia centrista.
E’ prevalso lo sconcerto nello scoprire che Lecornu sarebbe stato reincaricato dopo che aveva gettato la spugna quattro giorni prima per l’assenza di una maggioranza che lo sostenesse.
Il Partito Socialista di Olivier Faure alza il prezzo: in cambio della non sfiducia, Lecornu dovrà presentarsi all’Assemblea Nazionale con la sospensione della riforma delle pensioni. Il centro-destra si tira indietro, mentre tra gli stessi macroniani si levano voci critiche e malumori. Il primo ministro ha accettato “per senso di dovere”. Aveva fermamente respinto fino a poche ore prima che potesse restare a Palazzo Matignon. Il cambio di scenario rimarca la debolezza di una presidenza ormai a corto anche di fantasia.
Nuovo bilancio entro l’anno?
La verità è che nessuno avrebbe voluto prendere il posto di Lecornu per bruciarsi politicamente. Questi ha ottenuto “carta bianca” dall’Eliseo. Il suo è un “governo di scopo”, che mira a presentare il nuovo bilancio e farlo approvare possibilmente entro fine anno. Con quali voti non è dato sapere. Socialisti, Verdi e macroniani, ammesso che i primi ci stessero, insieme non avrebbero voti a sufficienza. Macron si gioca davvero tutto. Un’eventuale sfiducia porterebbe dritti alla richiesta di una sua destituzione. Le dimissioni sarebbero quasi inevitabili dopo che per un anno e mezzo ha tenuto la Francia nel caos.
I mercati stanno concedendo altro tempo a Parigi. I rendimenti francesi sono saliti ai livelli italiani, azzerando lo spread BTp-Oat. La borsa sale stamattina, anche perché gli investitori confidano nell’eventuale sostegno della Banca Centrale Europea (BCE). Il clima attorno alla Francia, tuttavia, non è positivo. Le agenzie di rating probabilmente riprenderanno presto a declassarne il debito pubblico. E se Lecornu debuttasse disfacendo la riforma delle pensioni, lancerebbe un segnale allarmante agli investitori.
Lecornu a rischio sfiducia già domani
Il governo si presenterà all’Assemblea Nazionale domani, quando verranno depositate quasi certamente le mozioni di censura di RN e LFI. Il leader dell’ultra-sinistra, Jean-Luc Mélenchon, offre un consiglio beffardo ai nuovi ministri: “non disfate le valigie”.
Lecornu dovrà trovare una difficile sintesi tra la necessità di tagliare il deficit sotto il 5% del Pil per il 2026 e quella di trovare una maggioranza di deputati disposti a votargli il bilancio. Annacquando la riforma delle pensioni e magari concedendo una mini-patrimoniale una tantum sulle grandi ricchezze, potrebbe riuscire ad attirare a sé parte della gauche. Il dubbio è se i mercati non gli volterebbero le spalle.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

