Questa sera, al termine delle contrattazioni a Wall Street, l’agenzia di rating Moody’s aggiornerà il suo giudizio sul debito pubblico italiano. E per la prima volta dopo lunghissimo tempo tira aria di upgrade. Nella primavera scorsa, l’istituto alzò l’outlook sui BTp da “stabile” a “positivo”, una mossa che in genere anticipa la promozione vera e propria. Ad oggi, il suo è il rating più basso assegnato ai nostri titoli di stato: Baa3, appena un gradino sopra l’area “junk” o “spazzatura”. A titolo di confronto, corrisponde a BBB- per S&P e Fitch o a BBB(low) per DBRS.
Le prime, invece, hanno di recente alzato il rispettivo giudizio a BBB+ e la terza ad A(low).
Prima promozione dal 2002?
Di fatti, anche dopo l’eventuale upgrade nelle prossime ore il rating di Moody’s resterà il più basso tra quelli assegnati ai BTp e per la precisione di due gradini rispetto a DBRS e un gradino sotto S&P e Fitch. Ciò non toglie che l’evento sarebbe a suo modo “storico”, dato che l’ultima promozione da parte di questo istituto per l’Italia arrivò il 15 maggio del 2002. Allora, il rating veniva alzato ad Aa2 con outlook “stabile”. Ben sette gradini sopra il livello attuale e terzo più alto nella sua scala di giudizio.
Conti pubblici e confronto con Francia
Cosa vorrebbe dire l’upgrade per l’Italia? Il riconoscimento degli sforzi compiuti per risanare i conti pubblici con il ritorno all’avanzo primario e un disavanzo fiscale atteso al 3% del Pil o poco meno già quest’anno.
Per quanto la crescita economica risulti bassissima, la nostra posizione finanziaria netta con l’estero è positiva e così anche il saldo delle partite correnti. Significa che esportiamo all’estero più merci, servizi e capitali di quanti ne importiamo. E deteniamo attività finanziarie in quantità maggiori rispetto a quelle che gli investitori stranieri detengono in Italia.
Queste sono metriche importanti per analizzare la solidità di un debito. Non a caso, il possibile upgrade a favore dell’Italia anticiperebbe di alcuni mesi il downgrade a carico della Francia. Parigi non solo ha un deficit fiscale più alto (in area 5,5%) e che l’instabilità politica stenta a ridurre. Ha anche saldi correnti e una posizione finanziaria netta con l’estero negativi. In poche parole, i francesi vivrebbero “al di sopra delle loro possibilità”, così come l’Italia prima della drastica cura dell’austerità del decennio passato.
Upgrade consoliderebbe lo spread
Da settimane lo spread tra BTp e Bund si aggira intorno ai 75 punti base, scendendo al di sotto nelle ultime sedute. E’ il livello più basso dal 2010, prima che iniziasse la crisi dei debiti sovrani in Europa. L’upgrade è stato grosso modo scontato dal mercato e riflesso nei prezzi dei BTp. Questo significa che da lunedì non dovremmo aspettarci scossoni in positivo. D’altra parte, un nuovo upgrade confermerebbe la solidità del debito italiano e ridurrebbe la percezione del rischio.
E questo con le settimane e i mesi dovrebbe consolidare lo spread attorno ai 70 punti.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

