Dal 2000 il tuo quotidiano indipendente su Economia, Mercati, Fisco e Pensioni
Oggi: 05 Dic, 2025

Quota 103 non convince: pensioni anticipate in crollo

Quota 103 delude le aspettative: poche domande e tante rinunce per colpa del ricalcolo contributivo penalizzante.
4 mesi fa
2 minuti di lettura
quota 103
Foto © Licenza Creative Commons

Nel panorama delle misure pensionistiche italiane, Quota 103 ha rappresentato per molti un’opportunità per lasciare anticipatamente il mondo del lavoro. Tuttavia, l’introduzione di criteri più rigidi e penalizzanti ha fortemente ridimensionato l’attrattiva di questa possibilità.

I dati più recenti confermano un netto calo delle adesioni e tracciano un quadro piuttosto chiaro. La riforma, così come formulata per il 2024 (e anche per il 2025), ha scoraggiato la maggioranza dei potenziali beneficiari.

Quota 103: un meccanismo rivisto e poco vantaggioso

Il meccanismo di Quota 103 consente l’uscita anticipata dal lavoro a chi abbia raggiunto almeno 62 anni di età e 41 anni di contribuzione.

Tuttavia, a partire dal 2024, è stato introdotto un elemento che ha profondamente modificato la convenienza della misura: il ricalcolo dell’assegno pensionistico con il solo metodo contributivo.

Questa modifica ha determinato un taglio consistente rispetto all’importo che sarebbe stato riconosciuto con il calcolo misto (retributivo + contributivo), penalizzando in particolare coloro con carriere lunghe, redditi più alti nei primi anni di attività o situazioni lavorative più stabili nel tempo.

Le cifre parlano chiaro: domande in forte calo

L’effetto della revisione di Quota 103 è stato immediato. Secondo un’elaborazione condotta sui rendiconti sociali regionali del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (CIV) dell’Inps, nel corso del 2024 sono state liquidate soltanto 1.153 pensioni soggette al nuovo calcolo interamente contributivo. Questo dato mette in evidenza la portata della disincentivazione provocata dalla riforma.

Se si considera che le richieste totali per l’accesso alla pensione anticipata con Quota 103 sono state appena inferiori a 15.000 nell’intero anno, si comprende la portata del fenomeno. Una parte significativa delle domande ha riguardato casi in cui i requisiti erano stati maturati entro il 31 dicembre 2023, periodo in cui le condizioni erano meno penalizzanti.

Questo significa che l’interesse per la nuova versione della misura si è ridotto drasticamente.

Quota 103 è misura poco attraente

La scarsa adesione a Quota 103 nel 2024 evidenzia un cambiamento nel comportamento dei lavoratori vicini alla pensione. La possibilità di uscire dal mercato del lavoro con 62 anni di età e 41 anni di contributi, pur restando formalmente disponibile, è vista come troppo costosa in termini economici.

Il passaggio al metodo contributivo puro significa, per molti, dover accettare un assegno sensibilmente più basso rispetto a quello che sarebbe spettato con il sistema misto, rendendo l’opzione poco conveniente.

Questo scenario ha prodotto una conseguenza diretta: molti lavoratori, pur avendo i requisiti anagrafici e contributivi per accedere a Quota 103, hanno preferito continuare a lavorare, rinunciando temporaneamente al pensionamento.

Un indicatore delle difficoltà del sistema

Il forte ridimensionamento delle richieste rappresenta anche un segnale delle difficoltà più ampie che il sistema previdenziale italiano sta affrontando. Le modifiche introdotte con l’obiettivo di contenere la spesa pubblica hanno avuto l’effetto collaterale di allontanare i cittadini dalle misure di flessibilità in uscita. Quota 103, in origine pensata come soluzione ponte in attesa di una riforma strutturale della previdenza, si è trasformata in uno strumento poco accessibile, almeno nelle condizioni attuali.

La drastica riduzione delle domande è dunque il risultato di un equilibrio sempre più difficile tra sostenibilità finanziaria e tutela dei diritti dei lavoratori. Il messaggio che emerge è chiaro: l’anticipo pensionistico deve essere reso sostenibile, ma anche sufficientemente equo per non diventare una scelta di svantaggio.

Il futuro di Quota 103

Quota 103, ricordiamo, è prorogata al 2025. Senza proroga è destinata a sparire dal 2026. In cantiere c’è la possibile Quota 41 flessibile. Una proposta che vede sempre 62 anni di età e 41 anni di contributi. Ma con il calcolo dell’assegno con metodo contributivo solo fino al compimento dell’età per la pensione di vecchiaia, ossi ai 67 anni.

Per ora resta solo una proposta sul tavolo dei lavori della prossima legge di bilancio, che prenderà il via a settembre prossimo. Un tavolo in cui il governo sarà chiamato, come ogni anno, a risolvere la patata bollente di una riforma pensioni che non è mai arrivata fino ad oggi.

Riassumendo

  • Quota 103 prevede pensione con 62 anni d’età e 41 di contributi.
  • Il ricalcolo contributivo riduce l’importo dell’assegno pensionistico anticipato.
  • Solo 1.153 pensioni liquidate nel 2024 con il nuovo sistema.
  • Le domande totali sono state meno di 15.000 in tutto l’anno.
  • Molti lavoratori rinunciano per evitare tagli economici rilevanti.
  • Proroga anche al 2025, potrebbe sparire dal 2026.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.