Ancora una volta le piazze tornano a riempirsi: nuove manifestazioni indette dalla Cgil, ormai una costante degli ultimi tempi. Una volta per la Palestina, un’altra per la sicurezza sul lavoro, un’altra ancora per la democrazia — che, secondo i promotori, sarebbe in pericolo — e così via.
Senza voler alimentare polemiche sterili o schierarsi a favore o contro le manifestazioni, è innegabile che chi vive nelle grandi città italiane (ma non solo) si stia ormai abituando a questo tipo di eventi.
Ed ecco arrivare l’ultima mobilitazione, quella di sabato 25 ottobre a Roma, contro il governo e la sua manovra finanziaria.
Lo slogan scelto — “Democrazia al lavoro per una nuova agenda sociale” — riassume bene lo spirito della protesta, che intende proporre un’agenda alternativa a quella delineata nella manovra economica del Governo Meloni, ormai prossima al varo.
Tra i temi centrali figurano lavoro, fisco, sanità, scuola e pensioni. Proprio su quest’ultimo punto emergono alcuni pilastri della proposta sindacale per una riforma delle pensioni capace di superare la legge Fornero.
Quattordicesima pensioni per tutti e rivalutazione al 100% delle pensioni: ecco la riforma anti-Fornero
Cosa accomuna la Cgil e Elsa Fornero? Forse solo una cosa: la critica costante all’operato dei governi. Secondo Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, la legge Fornero va superata, perché continua a spostare in avanti l’età di pensionamento degli italiani.
Il sindacato accusa l’attuale governo di aver inasprito ulteriormente le regole pensionistiche da quando è in carica. In pratica, secondo la Cgil, la riforma è peggiorata, nonostante le promesse elettorali di volerla superare.
Nel mirino anche le dichiarazioni dell’attuale Ministro dei Trasporti e leader della Lega, Matteo Salvini, da sempre uno dei più feroci oppositori della legge Fornero, varata dal governo Monti.
Fatto sta che, anche in tema di pensioni, il malcontento sociale che ha spinto alla manifestazione è palpabile.
E proprio Landini, parlando della manovra, non ha escluso la possibilità di uno sciopero generale, qualora le richieste del sindacato dovessero essere ignorate.
Ecco le soluzioni sulle pensioni per superare la riforma Fornero
Difficile dire se sia giusto o meno contestare così duramente la prossima legge di Bilancio. Di certo, la manifestazione era stata programmata ben prima della diffusione dei contenuti ufficiali della manovra.
In ogni caso, scioperi e manifestazioni ci sono sempre stati contro ogni governo, a prescindere dal colore politico. Tuttavia, oggi la frequenza con cui si scende in piazza sembra essere maggiore — o comunque più intensa — rispetto al passato.
Basta ricordare lo sciopero generale proclamato dopo il Decreto “Salva Italia” del governo Monti, che conteneva proprio la famigerata legge Fornero. All’epoca, la segretaria generale della Cgil era Susanna Camusso (oggi parlamentare PD) e lo sciopero durò tre ore.
Oggi, come allora, le questioni previdenziali denunciate dal sindacato sono concrete e difficilmente contestabili. Anche l’attuale governo, nonostante le promesse e le premesse, non sembra essere riuscito a trovare una soluzione.
In Italia, infatti, l’età di pensionamento è tra le più alte d’Europa.
Va però ricordato che anche in altri Paesi si stanno adottando riforme che allontanano sempre di più il momento della pensione, come accaduto di recente in Francia.
Resta il problema degli importi troppo bassi, con pensioni spesso sotto la soglia di povertà. Tradotto in termini pratici: servono interventi strutturali.
Dalle minime alla quattordicesima e fino alla rivalutazione
Durante la manifestazione, Landini ha indicato la sua “ricetta” per rilanciare la giustizia previdenziale: la rivalutazione piena dei trattamenti e l’estensione della quattordicesima.
Ma cosa significa rivalutazione piena? In teoria, si tratta di un adeguamento integrale delle pensioni all’inflazione. Tuttavia, nella pratica, la rivalutazione al 100% già oggi riguarda le pensioni più basse, cioè quelle fino a quattro volte il trattamento minimo INPS — circa 2.400 euro lordi al mese.
Se il problema sono le pensioni troppo basse, difficilmente l’estensione della rivalutazione totale porterebbe benefici concreti, perché il meccanismo già oggi tutela i redditi più modesti.
Attualmente, la rivalutazione segue questo schema:
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100% del tasso d’inflazione per la parte di pensione fino a 4 volte il minimo;
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90% per la parte compresa tra 4 e 5 volte il minimo;
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75% per la parte superiore.
Un’altra proposta della Cgil è l’estensione della quattordicesima a un numero più ampio di pensionati. Oggi la mensilità aggiuntiva spetta solo a chi percepisce trattamenti fino a due volte il minimo (poco più di 1.200 euro al mese) e può arrivare fino a 655 euro.
Il sindacato propone di ampliare la platea dei beneficiari, così da aumentare il potere d’acquisto dei pensionati e contrastare l’impoverimento crescente di una fascia sociale ormai sempre più fragile.