Si riaccendono le speranze per il raggiungimento di un accordo di pace tra Russia e Ucraina. Domani si terrà in Alaska un incontro tra il presidente americano Donald Trump e l’omologo russo Vladimir Putin. L’ucraino Volodymyr Zelensky non sarà presente. E questo crea apprensione in Europa, dove si teme che si prenderanno decisioni sulla testa di Kiev. La buona notizia è che il vertice è stato salutato già positivamente dai mercati. I prezzi energetici stanno scendendo da diverse settimane. Il Brent quotava ieri ai minimi da oltre due mesi, in area 66 dollari al barile. Il gas europeo alla Borsa di Amsterdam scambiava, invece, a meno di 33 euro per MWh, segnando un calo del 16% su base annua.
Euro in rialzo e inflazione stabile
La ripresa del cambio tra euro e dollaro contribuisce ad affievolire il caro petrolio. Questi segna una contrazione di oltre il 5% nella divisa europea, rispetto alla media di luglio. Su base annua, invece, parliamo di un calo nell’ordine del 20%. Prezzi energetici in calo possono ridurre ulteriormente l’inflazione nell’Eurozona, scesa al 2% nei mesi di giugno e luglio. Il dato “core”, al netto di energia e generi alimentari, risulta stabile al 2,3%.
Di questo passo è probabile che l’inflazione riscenda sotto il target del 2% e già a settembre la Banca Centrale Europea torni a tagliare i tassi di interesse per una nona e forse ultima volta. Il mercato per il momento non ci crede, rinviando ai mesi successivi la previsione sempre più incerta. Dall’Alaska non scaturirà la pace, ma potranno emergere punti di caduta su cui negoziare sul serio la fine della guerra.
I prezzi energetici ripiegherebbero sull’allentamento delle tensioni geopolitiche. Un’opportunità di ripresa per l’industria tedesca e italiana, in particolare, devastate dai rincari degli ultimi anni.
Calo prezzi energetici per rilanciare domanda interna
Tra l’altro, tassi più bassi sarebbero ben accolti da un’economia europea che dovrà fare minore affidamento sulle esportazioni negli Stati Uniti. Il rilancio della domanda interna dovrà avvenire stimolando consumi e investimenti, entrambi dipendenti dal costo del denaro e i primi anche dal carovita. Ad oggi la Germania sta puntando quasi essenzialmente sull’aumento del debito pubblico, una strategia che pone fine a decenni di politiche di austerità fiscale e non senza rischi. Il calo dei prezzi energetici farebbe felici tutti – consumatori, lavoratori, imprese e governi – dopo tre anni e mezzo di salasso.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

