Sulle “criptovalute” è in corso una grande svolta di tipo politico negli Stati Uniti, la prima economia mondiale. L’amministrazione di Donald Trump sta rimuovendo una dopo l’altra le restrizioni normative vigenti, al fine di favorirne l’adozione. Da giorni la Camera dei Rappresentanti dibatte sulla materia e già a marzo la Casa Bianca aveva emesso un ordine esecutivo per rendere ufficiale la costituzione di una “riserva federale in Bitcoin” e altri principali token digitali. E adesso arriva la svolta niente di meno che di JP Morgan, pronta ad erogare prestiti garantiti proprio da Bitcoin ed Ethereum.
JP Morgan dall’ostilità all’accettazione delle crypto
La banca d’affari gestita da Jamie Dimon è un’istituzione negli States.
Più volte tra fine Ottocento e inizi Novecento intervenne per salvare lo stato americano dalla bancarotta. Ebbe un potere così immenso da indurre il Congresso a fondare nel 1913 la Federal Reserve per sottrarre a un soggetto privato la capacità di influenzare la politica. E’ passato oltre un secolo da allora. Il fondatore John Pierpont Morgan morì ancor prima che nascesse la FED stessa. La banca resta sì potente, ma non ai livelli originari. Ciò non toglie che ogni sua dichiarazione e azione facciano scuola.
Era il 2017 quando Dimon definì Bitcoin una “truffa”. Concetto ribadito nel 2022 (“è uno schema Ponzi decentralizzato”), pur a fronte di una lode rivolta all’innovazione della “blockchain”. I giochi sembravano fatti. La grande finanza non voleva saperne delle crypto. Erano e sarebbero rimasti un asset diffuso tutt’al più tra i piccoli investitori e per questo non destinato mai ad attecchire oltre certe dimensioni di mercato.
Alla Casa Bianca c’era Joe Biden, non un sostenitore delle criptovalute. Tuttavia, qualcosa cambiava già nell’ultimo anno della sua presidenza. Siamo nel gennaio del 2024 e la SEC finalmente accoglieva la domanda di alcuni ETF per operare con i Bitcoin.
A maggio di quest’anno i toni di Dimon cambiano repentinamente. Il manager fiuta che il vento è cambiato e annuncia che offrirà ai clienti la possibilità di acquistare Bitcoin. Giustificherà il cambio di opinione con questa frase: “posso essere contrario che fumi, ma difenderò il tuo diritto di farlo”. E adesso, pur non ancora ufficialmente, arriva la notizia che sempre JP Morgan si accingerebbe ad erogare prestiti garantiti da Bitcoin ed Ethereum. Non offrendo servizio di custodia, dovrebbe appoggiare ad exchange come Coinbase.
Prestiti garantiti da Bitcoin ed Ethereum, come funzionerebbe
Cerchiamo di capire come funzionerebbe il nuovo meccanismo creditizio e perché può fare compiere un nuovo salto di qualità all’asset. Pur in assenza di informazioni dettagliate, crediamo che i prestiti garantiti da Bitcoin ed Ethereum avrebbero le medesime caratteristiche di quando il sottostante sia un asset fisico o finanziario di altro genere. La banca concede al cliente un prestito d’importo inferiore rispetto al valore di mercato del sottostante. Il margine serve per tutelarsi da eventuali oscillazioni di prezzo.
Ad esempio, il titolare di Bitcoin per un controvalore attuale di mercato per 100.000 dollari può chiedere un prestito in banca fino a 80.000 dollari.
La garanzia non verrà escussa se il cliente restituisce il denaro preso in prestito. Diverso il caso se non ottempera alle scadenze. In quel caso, la banca dispone la vendita dell’asset per recuperare almeno il capitale residuo vantato come credito. Può accadere, però, che il valore di mercato si sia nel frattempo deprezzato, consentendo solo un recupero parziale del capitale residuo. Nel caso di un asset finanziario, però, la riscossione può risultare più agevole grazie all’eventuale recupero delle quotazioni. La maggiore liquidità e la possibilità di vendere in tempo reale permettono al creditore di velocizzare i tempi e di minimizzare le perdite. Quando l’asset è un bene fisico come un immobile, tutto si complica come sappiamo dalla realtà quotidiana.
Ricchezza monetizzabile senza rivendere l’asset
I prestiti garantiti da Bitcoin ed Ethereum funzionerebbero nel modo sopra indicato, fatto salvo che JP Morgan non ha fornito alcun dettaglio. Anzi, non ha neanche confermato ufficialmente la svolta. Probabile che il margine fissato sia superiore a quello in media applicato sugli altri asset, tenuto conto della maggiore volatilità. Sarebbe una grossa innovazione per il mercato. Diversi investitori potrebbero monetizzare il possesso senza necessariamente rivendere. Altri potrebbero persino trovare conveniente puntare su questo asset per ottenere un prestito in un secondo momento, confidando nella costante crescita delle quotazioni nel lungo periodo.
Prestiti garantiti da Bitcoin ed Ethereum possibile svolta
Pensate ai cosiddetti “whales”, le balene in possesso di centinaia o anche migliaia di Bitcoin. Sono ufficialmente ricchi, ma all’atto pratico per diventarlo devono prima vendere. I prestiti garantiti da Bitcoin ed Ethereum consentirebbero a tale ricchezza di materializzarsi senza una previa dismissione. Una svolta che si spiega con il clima che si respira a Washington in questa fase. Tra le norme in via di approvazione definitiva c’è il Genius Act, che tra le altre cose regolamenta le “stablecoins”. Fissa precisi paletti per renderli asset finanziari riconosciuti dal governo a tutti gli effetti. A questo punto, le resistenze della grande finanza resterebbero solo di natura ideologica.
Ma chi fa business, semmai piega l’ideologia ai propri obiettivi e non viceversa.
giuseppe.timpone@investireoggi.it