La premier Sanae Takaichi, in carica da poche settimane, ha appena varato ufficialmente un piano di stimoli a favore dell’economia in Giappone. Sarà di 21.300 miliardi di yen, circa 114 miliardi di euro al tasso di cambio di questi giorni. L’obiettivo consiste nel rinvigorire la crescita del Pil, che nel terzo trimestre si è contratto dello 0,4% sui tre mesi precedenti e dell’1,8% su base annua. Un annuncio atteso sin da quando la donna aveva vinto le primarie del Partito Liberal Democratico agli inizi di ottobre, succedendo nei giorni seguenti al premier Shigeru Ishiba.
Rischi da inflazione
Gli stimoli sono stati resi noti in Giappone contestualmente alla pubblicazione del dato sull’inflazione a ottobre, in risalita al 3%. Stessa percentuale per l’inflazione “core”, un fatto che mette in allarme i mercati.
Uno degli obiettivi del piano riguarda proprio la lotta al carovita, che sarebbe stato tra le principali cause dell’impopolarità di Ishiba e della doppia sconfitta elettorale del partito in nove mesi.
Takaichi vuole combattere la crisi dei prezzi, però, con misure di sostegno alla domanda. Ad esempio, le famiglie riceveranno in media sussidi per 7.000 yen nell’arco di tre mesi (circa 35 euro) per pagare le bollette. E le imposte sul carburante saranno eliminate. Lungi dall’affrontare il problema alla radice, queste misure rischiano di alimentare ulteriormente l’inflazione, stimolando i consumi. Esattamente l’opposto di quanto servirebbe.
Incognita tassi
La Banca del Giappone fissa ancora i tassi di interesse allo 0,50%, molto al di sotto dell’inflazione, e gli stimoli fiscali stanno già impattando sulle aspettative d’inflazione. I rendimenti sono saliti lungo la curva dei tassi, particolarmente sul tratto ultra-lungo.
Hanno segnato nuovi record per le scadenze a 30 e 40 anni e per il decennale sono esplosi fin sopra l’1,80%. Con questi stimoli c’è il serio rischio che il trend si acuisca, specie se il governatore Kazuo Ueda non alzasse i tassi ai prossimi appuntamenti di politica monetaria. Il mercato non sconta una stretta imminente, anzi ha ridotto le sue previsioni negli ultimi mesi con la nomina a premier di Takaichi.
Stimoli in Giappone non più sostenibili
Rendimenti giapponesi a lungo termine fuori controllo costituiscono un grosso rischio per il mercato globale dei bond. Possono spingere al rialzo anche i rendimenti americani ed europei, innescando ripercussioni pesanti in borsa e sui bilanci di governi e imprese, oltre che familiari. Il Giappone non potrebbe permettersi stimoli espansivi, avendo già sul groppone un debito pubblico al 250% del Pil. Per questo la banca centrale a Tokyo trova complicato alzare i tassi. Se li adeguasse in fretta alle condizioni macro, alimenterebbe una crisi fiscale. Se proseguisse su questa strada dell’inazione, però, perderebbe il controllo della curva.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
