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Oggi: 19 Dic, 2025

Perdere il lavoro per colpa della IA (Intelligenza Artificiale): i giudici danno ragione al datore di lavoro, tutto legittimo

Nuova sentenza dei giudici del Tribunale di Roma, addio al lavoro per un dipendente sostituito dalla IA, tutto legittimo.
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intelligenza artificiale lavoro
Foto © Pixabay

Anche il diritto del lavoro viene stravolto dalle nuove tecnologie. Perdere il posto di lavoro diventa più facile, perché su molte mansioni le macchine riescono ormai a prendere il posto del lavoratore. E questa, in realtà, non è una novità. Ma oggi la situazione peggiora ulteriormente, e lo si deve all’Intelligenza Artificiale (IA). Perdere il lavoro per colpa dell’IA è sempre più semplice e, soprattutto, spesso non consente alcuna soluzione alternativa. Il motivo è chiaro: parliamo di una recente sentenza che ha legittimato il licenziamento di un dipendente le cui mansioni sono state sostituite dall’Intelligenza Artificiale.

Perdere il lavoro per colpa della IA (Intelligenza Artificiale): i giudici danno ragione al datore di lavoro, tutto legittimo

I motori di ricerca sono stati rivoluzionati e profondamente modificati dall’IA, al punto che il settore dell’editoria online è oggi in grave crisi.

Su questo ci sono pochi dubbi: i siti vivono di visite dei lettori e di introiti pubblicitari. Ma se le informazioni sono ormai monopolizzate dall’IA, le visite calano e, con esse, i guadagni. All’orizzonte si profila così un problema concreto per le aziende editoriali che hanno dipendenti da retribuire e che, senza i ricavi di un tempo, sono costrette a licenziare o a ridurre il personale. Che l’IA rappresenti un problema per questo settore è innegabile: basta navigare in rete per rendersi conto di quanto l’Intelligenza Artificiale sia ormai dominante.

Tuttavia, le criticità legate alle nuove tecnologie non si fermano qui. La vera novità, da segnare in rosso, è quella di una sentenza giudiziaria che ha dato ragione al datore di lavoro in un contenzioso promosso da un dipendente per un licenziamento ritenuto potenzialmente illegittimo.

Essere licenziati per colpa dell’IA è, a determinate condizioni, perfettamente lecito. Questo è il messaggio che emerge con forza. Una vicenda destinata a generare un vero e proprio terremoto nel diritto del lavoro.

Ecco perché l’orientamento dei giudici ormai è questo

Se alcune attività aziendali, mansioni o processi possono essere assorbiti dall’Intelligenza Artificiale, allora è considerato legittimo che un datore di lavoro proceda al licenziamento di un dipendente. Naturalmente, per licenziare un lavoratore non basta l’introduzione di una nuova tecnologia: l’azienda deve dimostrare di trovarsi in specifiche condizioni economiche. Ciò che colpisce è che oggi la perdita del posto di lavoro può dipendere dall’IA anche in settori che, fino a poco tempo fa, non erano considerati a rischio.

Con la sentenza n. 9135 del 19 novembre 2025, il Tribunale di Roma è destinato a fare scuola. Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo è ritenuto legittimo quando il datore di lavoro dimostra che il motivo oggettivo consiste nella sostituzione del lavoratore con l’Intelligenza Artificiale in determinate mansioni. Naturalmente si parla di aziende che siano in grado di provare una situazione di crisi economica, tale da rendere necessaria una riorganizzazione aziendale.

Secondo i rilievi dei giudici, il lavoratore impiegato in mansioni ormai assorbite dall’IA può essere licenziato. Il datore di lavoro deve dimostrare, da un lato, la crisi economica che giustifica la riorganizzazione e, dall’altro, l’impossibilità di ricollocare il dipendente in altre mansioni compatibili all’interno dell’azienda.

Non si tratta di condizioni particolarmente difficili da provare, come dimostra la rapidità con cui i giudici hanno dato ragione all’impresa.

Perdere il lavoro per colpa della IA è più facile di quanto si creda

In sintesi, è lecito per un’azienda ridurre i costi, di fronte a una crisi finanziaria, anche attraverso il taglio di posizioni lavorative che possono essere sostituite dall’IA. Se il lavoratore non è ricollocabile in altre mansioni aziendali, il licenziamento per giustificato motivo oggettivo risulta legittimo. A rafforzare questa impostazione interviene l’articolo 3 della legge n. 604 del 1966, che riconosce ampia discrezionalità al datore di lavoro in presenza di esigenze di riorganizzazione aziendale tali da rendere necessario modificare o sopprimere la posizione di un dipendente.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.