Pensioni, nuova manovra con vecchi aumenti di assegno, ecco come salgono i ratei

Ecco cosa si prevede per la manovra finanziaria al capitolo rivalutazione delle pensioni al tasso di inflazione.
3 mesi fa
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pensioni e cumulo redditi
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La querelle politica, che si accende ogni volta che qualcuno rilascia un’intervista, si arricchisce di un nuovo capitolo. Questa volta, dopo le parole della Premier Giorgia Meloni in TV sui canali Mediaset (durante la trasmissione “Dritto e Rovescio” condotta da Paolo Del Debbio su Rete 4), il tema di discussione è diventato il capitolo pensioni.

La Premier ha ribadito che l’intenzione del governo è di tutelare le pensioni minime, soprattutto dall’inflazione. Ha riproposto la rivalutazione degli assegni, una misura che quest’anno ha effettivamente riservato un occhio di riguardo per le pensioni più basse.

Dalle opposizioni, però, arrivano critiche: la segretaria del PD, Elly Schlein, sostiene che la Premier stia mentendo.

Ma, lasciando da parte queste polemiche, secondo le dichiarazioni della Presidente del Consiglio, il 2025 dovrebbe aprirsi, a gennaio, con degli aumenti degli assegni pensionistici secondo l’attuale meccanismo.

L’inflazione e l’aumento delle pensioni nel 2025

Quello che sarà più basso è il ritorno economico per le pensioni, non perché il governo taglierà gli aumenti, ma perché, rispetto all’anno scorso, il costo della vita, pur essendo aumentato, non ha raggiunto livelli record. Basti pensare che lo scorso anno si parlava di un tasso di inflazione previsto del 5,4%, mentre oggi si parla di un tasso dell’1,6%. Questi dati non sono ufficiali e vanno presi con cautela.

Tuttavia, presentare il basso aumento delle pensioni degli italiani nel 2025 come una decisione del governo non è corretto dal punto di vista etico, poiché tale incremento deriva dai dati ISTAT sull’aumento del costo della vita.

Le regole sulla rivalutazione delle pensioni confermate dalla Premier Meloni

Il termine “rivalutazione delle pensioni” si riferisce al meccanismo che adegua gli importi delle pensioni al progressivo aumento del costo della vita. Conosciuto anche come perequazione, questo strumento consente ai pensionati di mantenere, almeno in parte, il potere d’acquisto delle loro pensioni.

L’incremento annuale delle pensioni si basa sul tasso di inflazione che l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) certifica prima in via provvisoria e poi in via definitiva.

Negli ultimi anni, anche a causa di una crisi economica senza precedenti, tra post-pandemia e conflitti in varie parti del mondo, ci siamo abituati a tassi di inflazione elevati, che hanno prodotto aumenti delle pensioni altrettanto significativi. Per esempio, l’assegno sociale è passato da 468,11 euro nel 2022 a 503,27 euro e poi a 534,41 euro. Il dato definitivo dell’inflazione applicata nel 2023 è stato dell’8,1%, mentre nel 2024 del 5,7%.

Ora si parla di un’inflazione dell’1,6%. Pertanto, anche se le pensioni aumenteranno nel 2025, l’incremento non sarà comparabile a quello del biennio precedente. Prendendo ancora l’assegno sociale come esempio, nel 2025 si passerà da 534,41 euro a 542,96 euro.

Le regole di calcolo delle pensioni: il meccanismo della rivalutazione all’inflazione

Per quanto riguarda le regole di calcolo dei trattamenti pensionistici INPS, è importante sottolineare che l’adeguamento degli assegni con il meccanismo della perequazione non è uniforme per tutti. Le pensioni più basse aumentano del 100% del tasso di inflazione, mentre quelle più alte subiscono un incremento a scalare, con una percentuale progressivamente minore man mano che cresce l’importo della pensione. Nel 2024, solo le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo INPS hanno ottenuto un incremento pari al 100% del tasso di inflazione.

Nel 2024, il trattamento minimo INPS è stato pari a 598,61 euro al mese. Per le pensioni superiori a quattro volte il trattamento minimo, l’aumento è stato ridotto. Si è applicato l’85% del tasso di inflazione per le pensioni fino a cinque volte il trattamento minimo, il 53% per quelle fino a sei volte, il 47% fino a otto volte, il 37% fino a dieci volte, e il 22% per quelle ancora più alte.

Questo schema dovrebbe rimanere invariato anche per il 2025, se la direzione indicata dalla Premier sarà confermata.

Naturalmente, un aumento dell’85% dell’1,6% significa che per i pensionati della seconda fascia l’incremento della pensione sarà dell’1,36%.

Aumento extra confermato nel 2025? Sembrerebbe di sì

Un altro punto di grande interesse riguarda le pensioni minime, oggetto delle dichiarazioni della Meloni, che ha lasciato intendere di voler replicare esattamente lo schema del 2024. Tale schema prevedeva una maggiorazione straordinaria, con un ulteriore incremento del 2,7% del trattamento minimo, che da 598,61 euro è passato a 614,77 euro.

Questo aumento extra rispetto al tasso di inflazione è in continuità con l’anno precedente, sebbene le aliquote fossero diverse. Nel 2024, ad esempio, l’extra era dell’1,5%, che saliva al 6,4% per i pensionati over 75, purché con pensioni inferiori al trattamento minimo.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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