Pensioni: ecco chi sta versando contributi inutilmente e nemmeno lo sa

Ecco quando versare i contributi diventa una cosa completamente inutile e non si può fare assolutamente nulla per la pensione.
1 mese fa
2 minuti di lettura
pensione contributi
© Licenza Creative Commons

Per andare in pensione è necessario aver lavorato. Solo lavorando, infatti, si possono maturare i requisiti contributivi previsti dalle normative vigenti, che consentono l’accesso alla quiescenza. Non stiamo certo scoprendo l’acqua calda: anche in età avanzata, senza contributi sufficienti, non si potrà mai andare in pensione.

Chi pensa all’assegno sociale come alternativa – misura che non richiede contributi – sbaglia. L’assegno sociale non è una prestazione pensionistica, ma un vero e proprio sussidio assistenziale. È infatti legato al reddito del titolare e, se presente, anche a quello del coniuge.

Si tratta inoltre di una prestazione provvisoria, soggetta a verifica dei requisiti reddituali anno dopo anno.

In sostanza, è un aiuto per chi ha redditi molto bassi, ma può essere revocato se la situazione economica del beneficiario (o della sua famiglia) migliora.

Tornando al tema dei contributi, senza un numero sufficiente di anni di versamenti non si accede alla pensione. Alcuni lavoratori, oggi contribuenti, rischiano di versare contributi inutilmente. È il caso riportato da una nostra lettrice, che solleva un punto tanto cruciale quanto ignorato.

“Verso contributi a vuoto?”: la lettera sfogo di una lettrice

“Salve, mi chiamo Renata e sono una donna che ha appena compiuto 55 anni.
Ho iniziato a lavorare a maggio 2025, aprendo una ditta individuale per un negozio di articoli da regalo.
Se escludiamo 18 mesi di contributi versati tra il 1994 e il 1995 in un negozio di generi alimentari, non ho altri contributi.In pratica, non arrivo nemmeno a due anni di contribuzione. Oggi ho fatto una riflessione: ho 55 anni e, quindi, mi mancano 12 anni ai fatidici 67 per la pensione di vecchiaia.


Magari, quando arriverà il momento, l’età pensionabile sarà salita a 68 anni, ma la sostanza non cambia.

Se continuo a lavorare nel mio negozio per tutto questo tempo, arriverò forse a 15 anni di contributi.
Che già oggi non bastano per una pensione, figuriamoci domani. Allora mi chiedo: sto buttando via contributi? L’INPS, alla fine, non me li restituirà, se non riuscirò a utilizzarli per la pensione?”

Pensioni: ecco chi sta versando contributi inutilmente e nemmeno lo sa

Cosa sono, davvero, i contributi previdenziali? Una domanda che può sembrare banale, ma alla quale spesso nessuno sa dare una risposta precisa.

I contributi sono una sorta di premio assicurativo che ogni lavoratore iscritto alla previdenza obbligatoria dell’INPS è tenuto a versare. Una forma di accumulo che, alla fine della carriera lavorativa, si trasforma in una rendita: la pensione.

Il ciclo vitale dei contributi nasce con il versamento e si completa con l’erogazione della pensione. Ma se il contribuente non accede alla pensione, l’INPS non restituisce nulla. Le regole sono molto chiare: chi non raggiunge i requisiti previsti perde tutto.

La nostra lettrice, purtroppo, è uno di questi casi. Per ottenere una pensione, probabilmente dovrà continuare a lavorare nel suo negozio ben oltre i 72 anni di età.

I contributi versati sono inutili? Purtroppo sì, e non si può fare nulla

Come la stessa lettrice ha compreso, con soli 15 anni di contributi e il solo requisito dell’età, non si accede alla pensione.

I contributi diventano quindi “silenti”: versamenti che non completano il ciclo e non producono alcuna pensione.

L’INPS è piena di questi contributi silenti. Si tratta, ad esempio:

  • di versamenti effettuati da persone che sono decedute prima di raggiungere la pensione, senza lasciare superstiti idonei a ricevere la pensione di reversibilità;
  • di contributi non utilizzati, magari perché l’interessato è andato in pensione con un altro fondo o con altri requisiti;
  • o, come nel caso di Renata, di versamenti che non raggiungono il minimo necessario per generare una pensione.

Inoltre, c’è un altro problema: la nostra lettrice ha versamenti precedenti al 31 dicembre 1995. Questo le preclude l’accesso alla pensione di vecchiaia contributiva a 71 anni, che richiede almeno 5 anni di contributi, ma solo se versati interamente dopo quella data.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Giorgetti
Articolo precedente

La credibilità del ministro Giorgetti si chiama avanzo primario

Decreto fiscale ok: una sintesi delle misure
Articolo seguente

Il Governo approva un nuovo decreto fiscale. Cosa cambia per i contribuenti?