Adeguamento al tasso di inflazione, rivalutazione degli assegni o semplicemente, perequazione. Comunque venga chiamato, l’aumento dei trattamenti nel 2026 per le pensioni è un dato di fatto. Una cosa che si ripete annualmente e che varia in base ai dati sull’indice dei prezzi che l’ISTAT ogni anno calcola. Ma quali sono i nuovi importi 2026 delle pensioni e di quanto aumenteranno effettivamente i trattamenti?
Pensioni: calcolo nuovi importi 2026, ecco gli aumenti e le cifre
Di quanto aumentano le pensioni nel 2026 e quali saranno le nuove cifre che si troveranno davanti i pensionati con il rateo di pensione di gennaio? La solita domanda, ripetitiva ogni fine anno come ripetitivo è il meccanismo della perequazione.
Contestato e criticato sempre, vuoi per regole spesso penalizzanti per le pensioni man mano che salgono gli importi, e vuoi perché mai viene compensata la perdita del potere d’acquisto delle pensioni con gli aumenti previsti. La rivalutazione dei trattamenti arriverà a gennaio 2026.
Con il primo rateo sicuramente l’INPS erogherà i nuovi importi e le nuove cifre delle pensioni. L’INPS emanerà la solita prima circolare dell’anno con i dati di tutti i trattamenti.
Il parametro di riferimento come sempre sarà il tasso di inflazione stabilito dall’ISTAT ma in via provvisoria. Perché ci si basa sui primi 9 mesi dell’anno in corso per determinare di quanto cresceranno i trattamenti l’anno successivo. Il dato dei primi tre trimestri dell’anno è l’unico che può essere considerato ufficiale.
Perché poi nel corso del 2026 arriverà il tasso definitivo ed eventualmente si imporranno i conguagli a favore dei pensionati se tra tasso di previsione e tasso definitivo si registrerà un aumento dell’inflazione.
Il meccanismo della perequazione, ecco come funziona
Nel 2026 la rivalutazione delle pensioni dovrebbe essere pari all’1,6% anche se c’è chi sostiene che bisognerà aspettare ancora i dati ufficiali che sono compresi nella forbice tra l’1,4% e l’1,6%. Una pensione di 1.000 euro crescerà quindi tra i 14 ed i 16 euro al mese, così come una da 1.500 euro crescerà tra i 21 e i 24 euro.
Aumenti non certo rilevanti, anche perché non è certo rilevante l’inflazione calcolata. Per le pensioni al di sotto o fino al trattamento minimo (circa 600 euro al mese), oltre ad un aumento che sarà sicuramente inferiore a 10 euro al mese, il governo ha previsto un extra aumenti di 20 euro. Probabilmente però solo ai pensionati che superano determinate età anagrafiche.
La rivalutazione resterà come nel 2025 con un meccanismo a 3 fasce o scaglioni che dir si voglia. Fissato il tasso di inflazione, che sia dell’1.4%, dell’1,5% o del 1,6%, le pensioni che aumenteranno in misura piena e cioè al 100% di questi tassi, sono quelle fino a 4 volte il trattamento minimo.
O meglio, saliranno tutte le pensioni al 100% del tasso di inflazione, fino all’importo di 4 volte il trattamento minimo. Cioè circa 2.420 euro. Per la parte di pensione che eventualmente prende il pensionato e che supera questa cifra, la rivalutazione sarà inferiore.
Sarà infatti al 90% del tasso di inflazione per gli importi fino a 5 volte il trattamento minimo. E sarà al 75% per la parte ancora superiore.