Argomento delicato le pensioni. Specie in questo momento storico, che conduce il quadro dei pensionandi italiani nuovamente fra le braccia della Legge Fornero. Una situazione che, perlomeno a parole, si voleva evitare. L’addio a Quota 100 aveva visto l’introduzione in forma provvisoria del “rimpiazzo” Quota 102, ormai anch’essa prossima alla scadenza. Il che ha creato un gap profondo fra le intenzioni di una riforma, diventata chimera man mano che il 2022 andava trascorrendo, e le possibilità effettive di portarla a compimento. La crisi di Governo ha mandato all’aria tutti i piani residui di trovare una quadra fra politica e sindacati, rendendo praticamente inevitabile il ritorno al sistema originario, risalente ormai a dieci anni fa.
Un lasso di tempo enorme per la società contemporanea, mutevole sia nella struttura che nelle esigenze.
Pensioni, i bancari vanno prima
In linea generale, gli aumenti riguarderanno praticamente tutti i redditi. Con l’indice di perequazione che andrà comunque a premiare perlopiù quelli medio-alti. Teoricamente tutto avrebbe dovuto essere demandato al nuovo anno, ossia con la rivalutazione degli assegni del 2,2% a partire dall’1 gennaio 2023. Vista la situazione, si è optato per una sterzata anticipata, con le pensioni che inizieranno a cambiare già a partire dal mese di ottobre in arrivo.
Il Fondo di solidarietà
Occhio però, perché tale trattamento sarà valido esclusivamente per il personale che, al 30 novembre 2022, avrà maturato i requisiti per la pensione anticipata o per quella di vecchiaia. Entro però i sette anni successivi all’ingresso al Fondo di solidarietà per il settore del credito. Saranno quindi escluse dal novero tutte le altre prestazioni, quali Opzione donna e i sistemi come la stessa Quota 102. A chi rientra nel diritto, sarà di fatto riconosciuta la possibilità di uscire dal lavoro in modo anticipato usufruendo di un assegno tampone, valido fino alla maturazione effettiva dei requisiti validi per la pensione ordinaria.