Una volta, quando si parlava di pensioni prima dei 60 anni, il termine più usato era “baby pensioni”. Ed è proprio a questo genere di pensionamenti che ancora oggi viene attribuita parte della responsabilità dei conti pubblici in rosso e dei problemi di spesa previdenziale che costringono i governi – di qualsiasi colore politico – a inasprire sempre di più i requisiti di uscita.
Eppure, anche se non possiamo più parlare di vere e proprie baby pensioni, esistono ancora misure di pensionamento anticipato che permettono uscite nettamente vantaggiose dal punto di vista anagrafico. In alcuni casi, infatti, è possibile lasciare il lavoro ben prima dei 60 anni.
Pensioni anticipate: ecco quelle che arrivano prima dei 60 anni
La prima misura che consente di andare in pensione prima dei 60 anni è anche l’unica che possiamo definire una misura “classica”. Si tratta della pensione di vecchiaia anticipata con invalidità pensionabile, che prevede il raggiungimento di almeno 56 anni di età e 20 anni di versamenti, ma riguarda esclusivamente le donne invalide.
Per gli uomini, invece, l’età minima è fissata a 61 anni, sempre con almeno 20 anni di contributi e una percentuale di invalidità pensionabile pari ad almeno l’80%. Una misura quindi vantaggiosa, ma che solo per le donne permette l’uscita ben prima dei 60 anni.
Invalidità pensionabile: di cosa si tratta?
L’invalidità pensionabile è una condizione diversa dall’invalidità civile. Anche in questo caso si parla di riduzione della capacità lavorativa, ma in relazione alla tipologia di lavoro svolto dal contribuente.
In concreto, se una determinata patologia impedisce al lavoratore di continuare la sua attività e non è possibile un suo ricollocamento in azienda, allora può maturare il diritto alla pensione anticipata: 61 anni per gli uomini e 56 per le donne, con almeno 20 anni di versamenti.
Può sembrare strano, ma ci sono patologie che danno un grado di invalidità pensionabile più elevato rispetto all’invalidità civile. Ecco perché verificare la propria condizione può rappresentare una via d’uscita concreta, soprattutto per le donne che, come detto, possono accedere alla pensione ben prima dei 60 anni.
Le pensioni senza limiti di età: un miraggio prima dei 60 anni
Le altre misure che permettono di andare in pensione senza limiti anagrafici richiedono tuttavia un numero elevatissimo di contributi.
La pensione anticipata ordinaria non prevede infatti limiti di età, ma richiede:
- 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini;
- 41 anni e 10 mesi per le donne.
Per andare in pensione a 59 anni, un uomo dovrebbe aver iniziato a lavorare a 16 anni senza interruzioni, accumulando oltre 43 anni di contributi. Per le donne, con un anno in meno, la situazione cambia poco.
Leggermente più accessibile è la Quota 41, che richiede 41 anni di contributi, ma anche in questo caso si tratta di carriere eccezionalmente lunghe e continue, difficili da riscontrare nel mondo del lavoro attuale.
I prepensionamenti aziendali come alternativa
Ecco perché, parlando di pensioni prima dei 60 anni, spesso la soluzione più concreta non è una vera pensione, ma un prepensionamento aziendale.
Chi si trova a non più di 7 anni dalla pensione anticipata ordinaria (ossia con almeno 35 anni e 10 mesi di versamenti), in aziende con almeno 15 dipendenti e interessate a ristrutturazioni organizzative, può accedere all’Isopensione.
In questo caso:
- l’azienda trova un accordo con i sindacati;
- l’INPS eroga l’assegno di prepensionamento;
- l’azienda si fa carico del costo e continua a versare anche i contributi figurativi per il dipendente.
In questo modo, pur non essendo una pensione vera e propria, il lavoratore può lasciare il lavoro prima dei 60 anni. Restando poi in attesa di maturare i requisiti ordinari.