Uscire dal lavoro 7 anni prima rispetto alle misure ordinarie di vecchiaia o anticipata. Questo ciò che consente di fare una delle misure che spesso viene citata quando si parla di andare a riposo alcuni anni prima, ma che pochi utilizzano. A tal punto che molti la reputano praticamente inutile. Parliamo di Isopensione.
Una convinzione abbastanza diffusa questa, che noi riteniamo sbagliata a priori anche se concordiamo con il fatto che si parla di una misura che tutto è tranne che semplice da sfruttare. Resta il fatto che se guardiamo ai soli requisiti che bisogna centrare, l’appetibilità dello strumento è evidente.
“Buonasera, L’altro giorno mi sono imbattuto in un vostro articolo che parlava di pensionamento a 60 anni o con 35,10 anni di contributi con l’Isopensione.
Ho chiesto al mio datore di lavoro se c’era questa possibilità visto che nel vostro articolo citate l’azienda come colei che deve avviare questi pensionamenti, ma mi ha detto che non esiste proprio. Ma allora che razza di pensionamento anticipato è questo strumento?”
Pensioni anticipate: conosci l’Isopensione? Ecco perché molti la credono inutile
Più volte abbiamo analizzato nel dettaglio cos’è lìIsopensione, come si sfrutta, a cosa serve e quali sono i requisiti. Ma sempre abbiamo sottolineato come questo strumento sia uno strumento di prepensionamento che non è automatico e che non può essere richiesto direttamente dal lavoratore. Infatti deve essere l’azienda a scegliere se utilizzarlo o meno.
Perché magari è una azienda che ha deciso di rinverdire il suo organico dei dipendenti, mettendo a riposo i più anziani e assumendo dei giovani. O magari perché è una azienda che vuole semplicemente ridurre il personale.
Effettivamente la normativa consente il pensionamento fino a 7 anni prima con l’Isopensione, ma è un qualcosa di facoltativo da parte delle aziende. Anche perché l’operazione prepensionamento è a completo carico del datore di lavoro. Perché anche se alla fine dei conti a pagare è sempre l’INPS come una vera pensione, è l’azienda che la finanzia versando all’INPS il corrispettivo che poi l’Istituto versa al diretto interessato.
Anzi, il datore di lavoro versa a volte anche i contributi che vengono accreditati durante il periodo di prepensionamento al lavoratore sotto forma di contributi figurativi.
Isopensione, perché è una ottima misura di prepensionamento anticipato
Un pensionamento anticipato fino a 7 anni, o meglio, un prepensionamento a carico del datore di lavoro che ha eccedenze di personale, questo è l’Isopensione. Fino al 2026, cioè per gli accordi sottoscritti entro il 31 dicembre 2026, il vantaggio in termini di uscita è di 7 anni. L’Isopensione prevede come regola 4 anni di anticipo ma in via eccezionale ormai da anni è fissato a 7 anni il bonus.
Accordi abbiamo detto. Perché infatti l’operazione deve essere avallata da una intesa sottoscritta tra datori di lavoro e sindacati. Un’intesa necessaria, dove devono essere inseriti i nominativi dei vari lavoratori in organico che per età o contribuenti rientrano nell’Isopensione. Poi una volta siglata l’intesa si rende nota la possibilità ai dipendenti che sono liberi comunque di scegliere se aderire alla proposta o meno.
L’intesa deve essere sottoscritta in sede ministeriale.
Serve intesa ed è tutto a carico del datore di lavoro
Ricapitolando, con l’Isopensione è il datore di lavoro a essere obbligato a versare mensilmente all’INPS le coperture per la pensione che lo stesso INPS gira al diretto interessato con tutti i versamenti figurativi che non fanno perdere nulla al dipendente, nemmeno sulla pensione futura. Le aziende che possono adottare questo strumento di prepensionamento sono quelle che a libro paga in media hanno almeno 15 dipendenti.
Tutto parte dall’articolo numero 4, comma 1 e comma 2 della Legge numero 92 del 2012. Per chi è informato su leggi e norme, parliamo della riforma del Lavoro targata Elsa Fornero. Articolo di legge dove si evince espressamente che in caso di aziende con eccedenze di personale è data facoltà alla stessa azienda di avviare l’Isopensione.
La possibilità quindi riguarda soggetti che si trovano a 60 anni di età (dal 2027 addio al maxi sconto di 7 anni e si torna a 4 anni e 63 anni di età). Perché sono giusto a 7 anni dall’età pensionabile. Ma vale anche per chi ha maturato già 35 anni e 10 mesi di contributi nel caso di lavoratori uomini e 34 anni e 10 mesi di contributi nel caso di lavoratrici. In pratica, quando mancano 7 anni alle pensioni di anzianità o anticipate come si chiamano oggi.