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Oggi: 05 Dic, 2025

Pensioni a 64 anni, che fine ha fatto l’uscita anticipata con 25 anni di contributi

In pensione a 64 anni di età, che fine ha fatto la proposta di usare il TFR per anticipare l'uscita e come fare nel 2026.
1 mese fa
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pensione 64 anni
Foto © Licenza Creative Commons

Per settimane o addirittura per mesi si è parlato con insistenza di una specie di mini riforma delle pensioni che avrebbe portato molti contribuenti a poter lasciare il lavoro a 64 anni. La misura era quella proposta da Claudio Durigon e sembrava quella giusta. Perché parliamo al passato? Perché nel testo della legge di Bilancio, almeno stando a quello che si legge nella sua bozza, niente è stato prodotto al riguardo. Ma davvero niente. Perché non solo non c’è traccia di questa misura. Ma non c’è traccia nemmeno di altre misure che avrebbero dovuto favorire i pensionamenti anticipati. Eppure sulle possibilità di uscita a 64 anni il 2026 lascia le porte aperte a qualcuno.

E probabilmente sarà da questa misura che si ripartirà per arrivare davvero ad una vera e propria riforma delle pensioni.

“Buonasera, volevo una precisazione riguardo alla pensione con 64 anni di età io che li compio l’anno prossimo. Sentivo parlare di pensione, di uso delle rendite da previdenza integrativa, di uso del TFR e così via dicendo. Poi adesso nella manovra non c’è nulla di tutto questo. Io ho 24 anni di versamenti. Sono 10 anni che verso ad un fondo pensionistico privato. Compio 64 anni di età ad agosto 2026. Potrò ancora andare in pensione a 64 anni o è tutto morto?”

Pensioni a 64 anni, che fine ha fatto l’uscita anticipata con 25 anni di contributi

In effetti la manovra di Bilancio non è stata certo una super manovra se parliamo di pensioni. Non c’è granché di nuovo nel capitolo previdenziale. E la misura che tirava dentro per la prima volta il TFR come strumento da usare per andare in pensione prima era solo dentro una proposta di riforma di Claudio Durigon, Sottosegretario dell’attuale governo e noto esponente della Lega di Matteo Salvini.

Una proposta che mirava ad estendere a tutti i contribuenti la possibilità che fino ad oggi è stata esclusiva dei contribuenti che vantano un’iscrizione alla previdenza obbligatoria con primo accredito postuma rispetto al 31 dicembre 1995. Misura che non è stata inserita nella manovra di Bilancio, cioè la sua estensione come la partoriva Durigon non ci sarà. Ma questo non vuol dire che per chi ha il primo versamento contributivo successivo al 1995 sia stata cancellata la solita possibilità. Infatti il nostro lettore nel caso avesse una carriera contributiva iniziata in epoca contributiva può ancora andare in pensione sfruttando la pensione anticipata contributiva.

Ecco cosa è rimasto per il 2026 tra rendite, quiescenze anticipate, TFR e uscite a 64 anni

 

Andare in pensione con le anticipate contributive significa poterlo fare a partire dai 64 anni di età anche nel 2026. E sempre con 20 anni di contributi versati come soglia minima. C’è sempre il fardello di arrivare ad una pensione pari almeno a 3 volte l’importo dell’assegno sociale. E nel 2026 questo assegno sociale dovrebbe salire a 540 euro circa al mese. Se l’interessato ha maturato almeno 25 anni di versamenti, per arrivare alla pensione pari a 3 volte l’assegno sociale e quindi ad almeno 1620 euro al mese, potrà usare la rendita da previdenza integrativa.

Ma non potrà usare il TFR spacchettato in rendita. Perché questa era la novità proposta da Durigon per l’estensione a tutti della pensione anticipata a 64 anni. Misura che come detto non ha visto i natali nella legge di Bilancio. Ma su cui, c’è da scommetterci, si tornerà a parlare nel proseguo della legislatura.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.