L’aspettativa di vita incide sull’età pensionabile. E’ la regola generale prevista dalla c.d. legge Fornero. Se aumenta la prima può aumentare anche l’età in cui gli italiani potrebbero andare in pensione.
E l’aumento dell’età pensionabile è l’argomento che in questo periodo tiene banco nel nostro Paese.
L’età pensionabile oggi: tra ordinaria e anticipata
Attualmente l’età pensionabile italiana è stabilita a 67 anni. Servono 67 anni per andare in pensione, a cui bisogna aggiungere anche 20 anni di contributi. Ovvero 15 in determinate circostanze. Si tratta della c.d. pensione di vecchiaia.
A questa si contrappongono le strade che portano alla pensione anticipata.
L’anticipo è rispetto ai 67 anni. In altre parole, si può andare in pensione prima dei 67 anni se sono rispettati specifici requisiti.
Ad esempio, c’è la pensione anticipata “ordinaria” che permette l’uscita dal lavoro a prescindere dall’età anagrafica, purché si possa far conto su 42 anni e 10 mesi di contributi se uomo. Oppure 41 anni e 10 mesi di contributi se donna.
C’è ancora in vita, almeno fino al 31 dicembre 2025, Quota 103 (c.d. pensione anticipata flessibile). Ossia la strada che permette il pensionamento a 62 anni di età con 41 anni di contributi. Senza dimenticare Opzione donna e Ape sociale, anche loro in scadenza il 31 dicembre 2025.
L’aumento in vista dal 2027
Ritornando all’aumento dell’età pensionabile, il governo è chiamato a decidere sul da farsi. L’aspettativa di vita è aumentata e, in applicazione della legge Fornero, dal 2027 dai 67 anni si passerebbe a 67 e 3 mesi.
Per evitare l’aumento, il governo deve trovare le risorse necessarie. Risorse che andrebbero a coprire la mancata possibilità di rimandare il pensionamento di 3 mesi.
Secondo le stime servirebbero 3 miliari di euro.
Stop aumento età pensionabile: la grana per il Governo
Il compito del governo, nel reperire risorse per congelare l’aumento dell’età pensionabile, è soprattutto una scelta di coerenza e priorità.
Se la regola lega le uscite all’aspettativa di vita, bloccarla richiede spiegare perché valga un’eccezione e perché valga la pena destinare 3 miliardi di euro a questo obiettivo anziché ad altro.
La posta in gioco non è solo di bilancio: occorre evitare messaggi contraddittori rispetto alle vie di anticipo già previste (pensione anticipata ordinaria, Quota 103, Opzione donna, Ape sociale), e mantenere una percezione di equità tra generazioni e tra lavoratori con carriere diverse.
Finanziariamente, coprire tre mesi in più di uscita significa assumersi il costo immediato di più pensionamenti prima e minori rinvii. Politicamente, significa prendersi la responsabilità di un impegno chiaro, comunicando per tempo e con criteri trasparenti. Senza queste condizioni, il blocco rischia di apparire temporaneo e poco credibile e di aprire anche contenziosi sociali inattesi.
Riassumendo
- L’aspettativa di vita incide sull’età pensionabile secondo la legge Fornero.
- Oggi l’età pensionabile è 67 anni, con 20 contributi (15 in alcuni casi).
- Pensione anticipata ordinaria: 42 anni e 10 mesi uomini, 41 e 10 donne.
- Quota 103 fino al 31/12/2025; restano (almeno fino al 31/12/2025) anche Opzione donna e Ape sociale.
- Dal 2027 età salirebbe a 67 anni e 3 mesi, salvo intervento.
- Bloccarlo costa 3 miliardi; servono coerenza, equità, trasparenza ed evitare contenziosi sociali.