La pensione a 62 anni è ormai da anni una costante del nostro sistema previdenziale. Escludendo chi riesce ad andare in pensione senza limiti anagrafici sfruttando le anticipate ordinarie o la quota 41 — e quindi può comunque smettere a 62 anni — questa età è stata al centro di numerose misure previdenziali.
È tuttora prevista in almeno una misura valida fino al 31 dicembre 2025, anche se non è certo che la possibilità di uscita a 62 anni sarà confermata dalla legge di Bilancio: lo stop deriverebbe dal mancato rinnovo della quota 103 nella bozza della manovra.
Uno stop che però molti emendamenti stanno tentando di correggere. Dal 2019 a oggi, solo nel 2022 non è esistita alcuna misura che prevedesse 62 anni come soglia minima di pensionamento.
Ecco quindi un quadro completo delle pensioni a 62 anni e di cosa può accadere nel nuovo anno.
Pensioni a 62 anni: quanto si prende e quando è possibile
Nel 2019 entrò in vigore la misura che fissava nei 62 anni l’età minima per andare in pensione: la quota 100. Poiché già allora l’età pensionabile era di 67 anni, si trattava di un anticipo di ben 5 anni.
Da allora, i 62 anni sono ricomparsi più volte nelle proposte di riforma. Erano presenti nella storica proposta di Cesare Damiano (DDL 857), così come nelle richieste sindacali di pensione flessibile. La quota 100 — varata dal governo Conte I con Salvini e Di Maio — rimase attiva per tre anni.
Nel 2022 fu sostituita dalla quota 102, che innalzò l’età minima a 64 anni pur mantenendo i 38 anni di contributi.
Dal 2023 arrivò una nuova misura che riportò l’età a 62 anni ma aumentò i contributi richiesti a 41 anni: la quota 103.
La pensione a 62 anni almeno fino al 2025, poi non si sa
Oggi è ancora possibile uscire con quota 103, fino al 31 dicembre 2025.
Nella bozza della manovra per il 2026 non è stata prevista la proroga, nonostante nel 2023 la misura fosse stata estesa fino alla fine del 2025.
La misura del 2024-2025 presenta però regole diverse rispetto al 2023:
- la pensione viene calcolata interamente con il metodo contributivo, scelta che comporta una penalizzazione per chi avrebbe diritto al calcolo misto;
- è previsto un tetto massimo all’importo fruibile fino ai 67 anni.
In altre parole, chi entro il 31 dicembre 2025 compie 62 anni e raggiunge 41 anni di contributi può andare in pensione, ma deve accettare il calcolo contributivo integrale.
Nel 2023 invece la quota 103 utilizzava il calcolo misto, con parte retributiva per i periodi anteriori al 1996 (o al 2011 per chi aveva almeno 18 anni di contributi al 31/12/1995).
Ecco le penalizzazioni e i limiti di importo della quota 103
Quanto si prende di pensione a 62 anni? La risposta varia molto in base ai contributi versati e alle regole applicate. Con la quota 103 la risposta è più chiara perché si usa solo il metodo contributivo.
La pensione si ottiene:
- sommando tutti i contributi versati (il montante contributivo);
- rivalutando annualmente il montante al tasso di inflazione;
- applicando il coefficiente di trasformazione, che a 62 anni è meno favorevole rispetto a età più alte.
Di conseguenza:
- a 62 anni, a parità di montante, si prende meno rispetto ai 63 anni;
- ancora meno rispetto ai 64 anni;
- e così via.
Oltre alla penalizzazione intrinseca del calcolo contributivo, esiste un ulteriore limite:
fino al compimento dei 67 anni, chi va in pensione con quota 103 non può percepire più di 4 volte il trattamento minimo, pari a poco più di 2.400 euro lordi al mese.
Questo rappresenta un tetto massimo: anche chi ha una pensione teorica superiore non potrà superare tale importo finché non raggiungerà i 67 anni.