Pensione all’estero, quanto si paga di tasse? Mete a confronto

Regimi fiscali agevolati, costo della vita, clima e quant'altro. Davvero conviene cambiare Paese per godersi la pensione?
2 anni fa
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Pensione tasse estero
Foto: Web

“Paese che vai, usanze che trovi”, recita un vecchio detto. Verissimo, naturalmente. Del resto, se non fosse vario, il mondo non sarebbe nemmeno bello. Il problema è che, al di là delle varie culture, tradizioni e folklori vari, qualunque Nazione, europea e non, ha anche un suo vissuto ordinario. E dal momento che non tutti scelgono di cambiare aria per semplice turismo, è bene sapere che le beghe fiscali, tassative e burocratiche non sono una mera esclusiva italiana. Detto questo, la scelta di ricostruirsi una vita in un nuovo Paese non è mai (o quasi mai, chiaramente ragionando su situazioni ordinarie) frutto di decisioni avventate.

Chi cerca lavoro all’estero lo fa sulla base di competenze acquisite, magari per riuscire a mettere a frutto i propri studi o il proprio bagaglio esperienziale. Il quale, magari, nel proprio Paese d’origine non ha ricevuto la giusta considerazione. Il concetto di base è sempre un miglioramento piuttosto che un mero accontentarsi di una normale esperienza, strada battuta soprattutto dai giovani che vogliono migliorare una lingua straniera o semplicemente sondare il terreno sullo stile di vita del Paese di destinazione. Tutte considerazioni alla base di una decisione tutt’altro che semplice e che non sempre finisce per essere definitiva. A meno che non si tratti di pensione (e nemmeno sempre).

Una scelta ponderata

Per i pensionati, comunque, il discorso è diverso. Cambiare aria con una maturità ormai acquisita, presuppone un ragionamento decisamente più pragmatico (a cominciare dagli importi percepiti) rispetto al desiderio di costruirsi una dignitosa vita lavorativa. In questi casi, infatti, l’attenzione viene convogliata prettamente sul piano fiscale. O meglio, sulla migliore condizione possibile per quel che riguarda la tassazione sull’assegno percepito. Questo non toglie che, anche fosse questa la ragione, un passo del genere richiederebbe ugualmente coraggio e valutazioni approfondite. Anche se con lo sgravio di una carriera lavorativa ormai consumata e prospettive di vita diverse rispetto a chi è solo agli inizi del suo percorso professionale (o nel suo pieno svolgimento).

Numeri alla mano, il trend sembra tutt’altro che fiacco. I senior italiani, infatti, sembrano piuttosto propensi a trascorrere in terra straniera il periodo della propria pensione e non solo per motivi di tassazione. Ciò non toglie che, perlopiù, siano i regimi fiscali più vantaggiosi a dare il là alla partenza. E, chiaramente, l’impatto di una crisi economica come quella attuale, inflazionata dalla coincidenza di più fattori, ha inciso in modo decisivo nell’accelerare i processi decisionali.

Pensione all’estero, i fattori decisivi

Resta comunque necessario un supplemento nel ragionamento complessivo. Tanto per capire se un semplice scostamento di poche centinaia di euro potrebbe, di per sé, rendere realmente conveniente piantare le tende in altri lidi. In gioco non c’è solo la stabilità economica ma anche l’accesso ai servizi, dalla sanità all’amministrazione, passando per il welfare, le condizioni climatiche e, perché no, eventuali opportunità di nuove carriere. Voci di un bilancio che, per avallare il passo, dovrà per forza di cose essere valere la candela. Resta comunque il “fascino” della pensione all’estero come vera e propria soluzione per godersi gli anni del riposo senza troppo stress fiscale. Tutte le elucubrazioni varie partono da qui. Il passo successivo sarebbe quello di vagliare le varie mete e capire quale potrebbe fare al proprio caso. Magari un Paese sul mare, piuttosto che mitigato da un clima piacevole… Sempre tenendo presente che sono i benefit fiscali a fare da motore.

Fascino lusitano

Sul dove andare dopo la pensione, sempre che vi sia una reale intenzione di cambiare panorama, incidono quindi diversi fattori. Tuttavia, il campo delle mete non è poi così ampio. Perlomeno non se a essere ricercata è una dose minore di stress da tassazione.

Il Portogallo, ad esempio, è una delle destinazioni privilegiate dai pensionati (italiani e non solo), proprio per il suo regime fiscale particolarmente favorevole ai residenti occasionali. Introdotta nel 2009, tale normativa garantisce uno sconto traducibile nell’esenzione dalle tasse per un periodo addirittura di 10 anni. A patto che il neo-residente non sia già tassato come tale, in Portogallo, nei 5 anni precedenti. Con l’ulteriore condizione di una residenza fissa sul suolo lusitano per almeno 183 giorni all’anno. Niente di impossibile quindi, senza contare il costo della vita (meno gravoso rispetto all’Italia) e gli alti standard dei servizi alla persona. Per restare nel contesto iberico, anche se sarebbe necessario spostarsi al largo della costa atlantica africana, parecchi punti sono stati guadagnati negli ultimi anni dalle isole Canarie. L’arcipelago spagnolo, situato di fronte alle coste marocchine, ha scalato posizioni per il suo clima ma anche per i costi contenuti dei servizi, a cominciare dalle utenze. Prova ulteriore sia il fatto che, per quel che riguarda la spesa alimentare, l’incidenza sui redditi familiari scende del 30% rispetto a quella italiana. Grazie soprattutto a un’Iva agevolata sui generi alimentari.

L’Est Europa

Per gli amanti dell’Est Europa, un paio di occasioni interessanti arrivano dai Carpazi e dai Balcani. Nel primo caso, il centro d’attrazione è la Romania, meta particolarmente gettonata per il suo mercato immobiliare sostenibile anche per i redditi meno ingenti, oltre che per una tassazione che si attesta a circa la metà di quella italiana. Un ruolo fondamentale è giocato anche dalla lingua: l’italiano è piuttosto diffuso in Romania e anche le tradizioni gastronomiche sono abbastanza speculari. Nella Penisola balcanica, invece, la parte del leone la fa la Bulgaria, dove lo zoccolo duro degli italiani in pensione pare sempre maggiore. A incidere, in questo caso, è il tenore di vita: a fronte di una capacità di spesa media simile a quella italiana, l’incidenza dei costi è di circa la metà.

A cominciare dalle spese mediche: ticket sanitari dimezzati e farmaci privi di esenzione a cosi ridotti. Poi è chiaro, ogni Paese ha i suoi pro e i suoi contro. Solo viverne la quotidianità darà le giuste risposte. Ma è pur vero che chi non risica…

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