Ha cambiato nome nel corso degli anni, ma dal punto di vista normativo il meccanismo resta lo stesso: un sostegno economico dell’INPS destinato a chi non ha contributi versati o li ha in misura insufficiente per accedere alla pensione vera e propria.
Parliamo di quella che un tempo si chiamava pensione sociale e che oggi si chiama assegno sociale. Una misura che, nell’immaginario collettivo, è stata spesso — anche se impropriamente — definita “la pensione delle casalinghe”.
Una pensione, o meglio un sussidio assistenziale, che presto vedrà un aumento dei requisiti anagrafici: anche per la cosiddetta pensione casalinghe senza contributi, i 67 anni non saranno più sufficienti.
Pensione casalinghe senza contributi: 67 anni di età sono pochi, ecco cosa succede
Il motivo per cui viene chiamata “pensione per casalinghe” è semplice. L’assegno sociale, come già la precedente pensione sociale, è una misura destinata a chi non ha mai lavorato o ha pochi anni di contributi.
Si tratta di soggetti che non hanno diritto alla pensione di vecchiaia, la quale oggi richiede almeno 20 anni di versamenti e 67 anni di età.
Chi non può vantare questa contribuzione minima, come spesso accade alle casalinghe, può contare su questo assegno di natura assistenziale.
Bisogna, tuttavia ricordare che la misura non è riservata solo alle donne: ne possono beneficiare anche gli uomini, purché rispettino determinati limiti anagrafici e reddituali.
- Limite di età: da anni coincide con l’età pensionabile ordinaria.
- Limite di reddito: si aggiorna annualmente in base al valore dell’assegno sociale rivalutato secondo l’inflazione.
In pratica, per avere diritto all’assegno servono 67 anni di età e un reddito annuo non superiore all’importo dell’assegno stesso (o al doppio, nel caso di soggetti coniugati).
Pensione di vecchiaia e assegno sociale accomunati dalla medesima età ormai da anni
Attenzione però: nella bozza della nuova legge di Bilancio, ormai in discussione, si cela una novità significativa.
>La variazione dell’età pensionabile inciderà anche sull’età richiesta per ottenere l’assegno sociale, che — come stabilito dalla normativa vigente — segue gli stessi requisiti della pensione di vecchiaia.
Questo significa che, a partire dal 2027, anche l’assegno sociale subirà un innalzamento dell’età minima.
L’ultima volta che accadde fu nel 2019, quando — per effetto dell’adeguamento automatico alle aspettative di vita ISTAT — l’età per la pensione di vecchiaia salì di 5 mesi, passando da 66 anni e 7 mesi a 67 anni.
Contestualmente, anche l’età per l’assegno sociale fu uniformata a 67 anni, uguale per uomini e donne.
Anche l’assegno sociale a 67 anni e 3 mesi: ecco da quando aumenta l’età per quella che tutti chiamano “pensione casalinghe”
Come stabilito dal governo, nel 2027 è previsto un aumento di un mese dell’età pensionabile, seguito da un ulteriore incremento di due mesi nel 2028.
Il totale sarà quindi +3 mesi in due anni, in linea con la crescita della vita media della popolazione.
- Nel 2027, per la pensione di vecchiaia serviranno 67 anni e 1 mese.
- Nel 2028, l’età minima salirà a 67 anni e 3 mesi.
La stessa regola si applicherà automaticamente anche all’assegno sociale.
Pertanto, per ottenere la misura assistenziale, serviranno dal 2027 67 anni e 1 mese, e dal 2028 67 anni e 3 mesi. Oltre ai requisiti reddituali già previsti.
Salvo modifiche o interventi legislativi dell’ultima ora, la realtà è questa. Anche per quella che molti continuano a chiamare “pensione delle casalinghe”, i requisiti anagrafici diventeranno più severi.