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Oggi: 05 Dic, 2025

In pensione anticipata ma senza TFR, ecco come funziona davvero questa novità

Si potrà andare in pensione anticipata senza passare dal TFR, ecco la soluzione e come funzionerebbe per davvero.
3 mesi fa
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TFR conguaglio pensione anticipata
Foto © Pixabay

Sicuramente è l’argomento del momento: un tema che genera, da un lato, polemiche e discussioni nelle stanze dei “bottoni” tra partiti, governo, sindacati e addetti ai lavori, e dall’altro lato suscita forti preoccupazioni nei contribuenti. Parliamo della pensione anticipata tramite il TFR, o meglio, della possibilità di rinunciare alla buonuscita così come la conoscono oggi i lavoratori dipendenti.

Questa novità viene presentata come una possibile soluzione ai problemi attuali delle pensioni, che costringono i cittadini a lavorare per troppi anni, a fronte di assegni previdenziali spesso troppo bassi. Ma la domanda sorge spontanea: questa proposta è davvero conveniente? E soprattutto, quali rischi corre chi decide di aderire alla strada che il governo – e in particolare la Lega – sta progettando?

“Buonasera, sono Pietro e sono un lavoratore dipendente che nel 2026 compie 64 anni di età (a marzo).

Ho 28 anni di contributi e da 20 anni lavoro per la stessa azienda. Ho un TFR abbastanza cospicuo. Sento dire che se vi rinuncio posso andare in pensione prima. Ma cosa significa? Non ho compreso bene il meccanismo. Potete darmi delle spiegazioni più specifiche? Vorrei andare in pensione, ma non vorrei perdere dei soldi o fare scelte azzardate. Grazie.”

In pensione anticipata ma senza TFR: ecco come funziona davvero questa novità

La domanda del lettore, che ringraziamo per la fiducia, riguarda un tema delicato. Dare un consiglio personale è complesso perché senza conoscere a fondo la situazione specifica, le esigenze e i dati previdenziali reali si rischia di indicare strade sbagliate o controproducenti.

Possiamo però analizzare nel dettaglio la proposta che sta facendo tanto discutere: utilizzare il TFR come veicolo per il pensionamento anticipato.

L’idea parte dalla Lega, ma sembra essere presa seriamente in considerazione da tutto l’esecutivo. Tanto che molti osservatori la danno già per probabile nel sistema a partire dal 2026.

Non a caso, da tempo si discute della possibilità – se non addirittura della volontà – di obbligare i lavoratori a destinare una parte, o l’intero TFR, ai fondi pensione integrativi. Il meccanismo del “silenzio-assenso” è stato più volte evocato come strumento per favorire questa direzione.

Ad oggi, sono ancora pochi i contribuenti che versano nella previdenza complementare, nonostante questa possa consentire l’accesso anticipato alla pensione. In questo senso, il TFR potrebbe diventare un elemento strategico.

Le pensioni anticipate contributive e il requisito aggiuntivo da centrare

Il nodo centrale nasce dalle misure che prevedono, per essere applicabili, il raggiungimento di una pensione minima obbligatoria. Le pensioni contributive funzionano così: oltre ai requisiti anagrafici e contributivi, bisogna soddisfare un importo minimo da percepire.

A 64 anni, con le pensioni anticipate contributive, occorre raggiungere una pensione pari almeno a tre volte l’assegno sociale. Anche per la pensione di vecchiaia – nel caso di chi non ha versamenti precedenti al 31 dicembre 1995 – esiste un vincolo, sebbene meno stringente: a 67 anni l’importo deve essere almeno pari all’assegno sociale.

Non sempre, però, i contributi versati permettono di raggiungere queste soglie, soprattutto con carriere contributive di soli 20 anni.

Ecco allora che entra in gioco la previdenza complementare, che può essere utilizzata per integrare quanto maturato.

Il problema è che, essendo pochi i lavoratori che aderiscono a questi fondi, la misura rischia di restare poco accessibile. Da qui l’idea di rendere obbligatorio l’utilizzo del TFR nei fondi integrativi, così da potenziare l’intero sistema.

Ecco in definitiva cosa accade tra TFR e pensione anticipata

La proposta che fa discutere maggiormente è quella che collega il TFR ai progetti di pensionamento anticipato. Dal 2026, infatti, chi desidera andare in pensione a 64 anni – avendo maturato almeno 25 anni di contributi – potrebbe accedere alla misura, valida per tutti e non solo per chi ha versamenti dopo il 1995.

Il punto chiave è questo: la pensione deve essere pari almeno a tre volte l’assegno sociale. Se i contributi non bastano, il lavoratore potrebbe utilizzare il TFR come fosse una rendita, “spalmando” l’importo maturato per integrare l’assegno previdenziale e raggiungere il requisito.

In pratica, invece della classica buonuscita in unica soluzione alla fine dell’attività lavorativa, il TFR verrebbe erogato come rendita integrativa, consentendo così l’accesso alla pensione anticipata.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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