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Oggi: 05 Dic, 2025

In pensione tra i 60 e i 62 anni: con 900 euro di riscatto si può, ecco come uscire prima

Come potrebbe funzionare il riscatto della laurea per la pensione come proposto dall'Anief e dal DDL Bucalo.
3 mesi fa
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Una proposta di legge rischia davvero di portare una grande novità nel sistema pensionistico italiano con il riscatto laurea. Potrebbe introdurre la possibilità di andare in pensione a partire dai 60 anni di età o con molti meno anni di versamenti. Un cambiamento notevole, considerando che finora, guardando al futuro, si è parlato più di un aumento dei requisiti che di una diminuzione.

La novità è settoriale, perché riguarda circa 1,2 milioni di lavoratori del comparto scuola. Ma è una proposta che potrebbe anche essere estesa ad altri settori.

Il cosiddetto DDL Bucalo è tornato di attualità grazie alla riattivazione dell’esame della proposta. A rafforzarne la spinta c’è anche l’iniziativa del sindacato Anief, che ha promosso una raccolta firme per chiedere agevolazioni pensionistiche per i lavoratori della scuola.

Questi ultimi, spesso, sono costretti a rimanere in servizio in età avanzata, in un lavoro considerato gravoso.

Il riscatto agevolato della laurea e la possibilità di andare in pensione dal lavoro sono i cardini della proposta. Ma come funzionerebbe nel concreto? Il riscatto per le pensioni sarebbe davvero conveniente?

In pensione tra i 60 e i 62 anni: con 900 euro di riscatto laurea si può, ecco come uscire prima

Per i lavoratori del comparto scuola, la pensione potrebbe arrivare già dai 60 anni o con 5 anni in meno di contributi, grazie a un riscatto della laurea particolarmente vantaggioso. L’onere a carico del lavoratore sarebbe infatti di circa 900 euro per ogni anno riscattato.

La misura, per ora, riguarda solo docenti, dirigenti scolastici e personale ATA. Secondo i dettami della proposta, il riscatto avverrebbe con un’aliquota del 5%, molto inferiore a quella prevista per il riscatto ordinario.

Quest’ultimo, pur essendo uno strumento utilizzato da anni, comporta costi elevati, che arrivano mediamente a circa 6.000 euro per ogni anno di studio. Ed è proprio l’entità di queste cifre a rappresentare spesso un deterrente per chi vorrebbe trasformare gli anni universitari in contributi pensionistici.

Con il nuovo meccanismo, invece, il costo si ridurrebbe drasticamente: circa 900 euro l’anno, fino a un massimo di 4.500 euro per 5 anni di riscatto. Un cambiamento che renderebbe l’adesione molto più accessibile.

Ecco che significato avrebbe l’estensione della proposta a tutte le categorie di lavoratori

La proposta non stabilisce un’età anagrafica precisa, ma i benefici sarebbero evidenti. Oggi, per le pensioni anticipate ordinarie, servono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Con il riscatto agevolato di 5 anni, i requisiti si abbasserebbero sensibilmente: si potrebbe uscire con 37 o 38 anni di contributi, raggiungendo così la pensione già a 60, 61 o 62 anni.

Un vantaggio significativo rispetto alla necessità di arrivare a quasi 43 anni di contribuzione per le uscite anticipate ordinarie.

Al momento, la novità riguarda esclusivamente la scuola. Tuttavia, se la misura venisse approvata, potrebbe spingere i legislatori a valutarne l’estensione ad altri comparti. Sarebbe un cambiamento importante: molti rinunciano oggi al riscatto degli anni universitari proprio perché troppo costoso.

Con una formula agevolata, invece, si aprirebbe una vera opportunità di svolta per il sistema previdenziale.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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