Si parla da mesi di “debasement trade”, vale a dire della tendenza del mercato di affidarsi ad asset solidi come l’oro, anziché ad una valuta come il dollaro per commerciare. La fine del biglietto verde come valuta di riserva mondiale è lontana, forse neanche iniziata. Non esistono alternative tra le monete fiat che possano fino ad oggi impensierire zio Sam. A parte il metallo giallo s’intende. Guadagna oltre il 64% da inizio anno e le sue quotazioni hanno toccato nuovi record sopra i 4.377 dollari l’oncia venerdì scorso.
Dati su riserve globali
Continuando di questo passo, l’oro può fare male davvero al dollaro. I dati riferiti al primo trimestre del Fondo Monetario Internazionale ci dicono che il biglietto verde resta il più utilizzato tra le valute internazionali nella composizione delle riserve globali. Con una quota del 57,74% non c’è alcuna concorrenza in vista.
L’euro rimane distanziato al 20,06%, pur in timida ripresa. In terza posizione lo yen giapponese con solo il 5,15%.
Questi dati fanno riferimento alle riserve valutarie, che ammontavano complessivamente a 12.538 miliardi di dollari al 31 marzo scorso, di cui 11.640 miliardi allocati. Poi, ci sono le riserve auree. I dati su queste ultime non sono certissimi, anche perché diverse banche centrali hanno bilanci opachi sul punto. A fine 2024 venivano stimate fino a 37.755 tonnellate. Supponiamo che il dato sia veritiero e che sia rimasto costante fino ad oggi. Il loro controvalore ai prezzi attuali si aggirerebbe sui 5.240 miliardi. Di fatto, il secondo asset più rilevante dopo il dollaro.
Sorpasso vicino, ecco quando
Se il prezzo dell’oro crescesse di un altro 27% dalla quotazione di 4.319 dollari l’oncia di quando abbiamo scritto questo articolo, il peso del dollaro sulle riserve complessive verrebbe eguagliato.
Esso era del 30%, incluse per l’appunto le riserve auree a fine marzo scorso. Il sorpasso, dunque, avverrebbe con quotazioni del metallo in area 5.500 dollari. Quando sarebbe ipotizzabile un simile evento? Se l’oro impiegasse lo stesso tempo che ci ha messo di recente per guadagnare il 27%, sarebbe tra sei mesi.
Nella primavera dell’anno prossimo, assisteremmo a un fatto epocale. Le riserve globali non sarebbero più dominate dal dollaro, bensì dall’oro. Un segnale di allarme per l’America e verosimilmente lanciato dall’Asia a guida sino-russa. Pechino e Mosca vogliono contrastare la finanza dollaro-centrica per depotenziare gli Stati Uniti e l’Occidente sui mercati. Le sanzioni contro la Russia hanno accelerato un progetto che si pensava sarebbe stato implementato nell’arco di decenni. Invece, ha iniziato a prendere forma da qualche anno con risultati tangibili proprio sul fronte aureo.
Oro vera alternativa al dollaro
Il boom è riconducibile in buona parte proprio agli acquisti di banche centrali come quella cinese. L’oro è da sempre considerato un asset alternativo al dollaro, in quanto ne riduce lo strapotere. Di biglietti verdi se ne possono stampare quanti la Federal Reserve vuole, mentre le estrazioni di metallo sono fisicamente limitate.
Più cresce la diffidenza verso la politica fiscale e monetaria degli Stati Uniti, maggiore la fuga dei capitali a favore della moneta per antonomasia da millenni. Il sorpasso, se e quando ci sarà, sarebbe la prova provata che il mondo sia alla ricerca di nuovi equilibri più stabili e meno dipendenti dai desiderata dei governi e dei loro volubili elettori.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

