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Oggi: 05 Dic, 2025

Orcel dovrà cambiare strategia su Commerzbank e avrà ancora bisogno del governo italiano

Su Commerzbank c'è bisogno di un cambio di strategia di Unicredit se il CEO Andrea Orcel vuole puntare a controllare la banca tedesca.
4 mesi fa
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Cambio di strategia in vista per Unicredit su Commerzbank
Cambio di strategia in vista per Unicredit su Commerzbank © License Creative Commons

L’Offerta Pubblica di Scambio di Unicredit per gli azionisti di Banco BPM non c’è più. A poche ore dalla scadenza il CEO Andrea Orcel ha comunicato di averla ritirata dopo che CONSOB aveva concesso una seconda sospensione dei termini per 30 giorni lavorativi. Ma i tempi sarebbero stati decisamente più lunghi perché il governo riscrivesse il decreto sul “golden power” e si adeguasse alle prescrizioni della Vigilanza europea. Stando ai toni usati dal manager, una riproposizione dell’offerta sarebbe esclusa. E così tutte le attenzioni si spostano in Germania, dov’è in corso un altro tentativo di Unicredit di impossessarsi del controllo di una banca: Commerzbank.

Orcel pronto a reagire in Germania

Neanche qui le cose filano lisce. Anzi, se possibile stanno andando peggio che in Italia per Unicredit. Il governo di Friedrich Merz si oppone duramente alla salita nel capitale della controllata. In conferenza stampa prima delle vacanze estive, il cancelliere ha giudicato “ostile” l’ingresso della banca italiana. Orcel ha replicato ancora una volta che dietro vi sarebbe una “visione industriale” e che l’integrazione porterebbe alla nascita di un istituto con una quota del mercato tedesco inferiore al 10%. Tant’è, ha notato, che l’Antitrust tedesca ha concesso l’autorizzazione.

Unicredit detiene adesso una partecipazione del 20% in Commerzbank dopo avere convertito strumenti derivati pari al 10% del capitale. Ha in tasca l’autorizzazione della Banca Centrale Europea per salire fino al 29,9%. E nei giorni scorsi è emerso che Orcel intende farlo con la conversione degli altri strumenti derivati posseduti. Di fatto, è già di gran lunga primo azionista e nettamente davanti al governo federale al 12,11%. Tuttavia, il controllo non c’è.

Servirebbe avere dalla propria parte un buon nucleo degli azionisti privati. Va da sé che nessun investitore istituzionale si schiererebbe con Unicredit e contro il governo tedesco.

Necessaria intesa con governo Meloni

Dunque, il controllo di Commerzbank passerà necessariamente dal lancio di un’Offerta Pubblica di Acquisto o di Scambio sul rimanente 70% del capitale. Un’operazione che arriverebbe a costare, ai prezzi di borsa attuali, non meno di 24 miliardi. Ma il principale scoglio resterebbe di natura politica. Pensate che azionisti come BlackRock (4,9%) o Citigroup (0,45%) venderebbero mai le loro partecipazioni se sapessero che l’operazione sia mal vista dallo stato? Gli investitori privati non istituzionali detengono il 23% del capitale. In buona sostanza, senza un accordo con il governo Merz Unicredit dovrebbe auspicare di attirare adesioni tra loro per quasi il 100%.

Ora che l’affare Banco BPM è ufficialmente sfumato, Orcel non si può permettere di fallire anche in Germania. Deve cambiare strategia. I toni dei mesi scorsi non vanno bene. Piaccia o meno, le banche sono sempre un affare di stato. Ovunque. Impensabile comprare senza il placet di chi governa. Per arrivare ad un accordo con Merz, Orcel avrà bisogno più che mai della premier Giorgia Meloni. Perché la soluzione non potrà che essere politica. E non è detto che ci sarà. Il cancelliere potrebbe dire alla collega che non intende cedere il controllo a una banca straniera dell’unico istituto commerciale ancora considerabile made in Germany.

Commerzbank altro capitolo difficile per Unicredit

Per quanto i rapporti tra Orcel e Meloni non siano idilliaci proprio a seguito del “golden power”, il manager dovrà soprassedere. Senza le ambasce dell’Italia, la Germania difficilmente cederà su Commerzbank. Non è una situazione facile per lui, anche dopo la revisione al rialzo dell’utile netto per il 2025 a 10,5 miliardi. Se sfuma anche il dossier teutonico, gli resta di aprire qualche altro capitolo in Italia. Detiene già il 6,59% di Generali, il cui titolo forse non a caso ieri brillava a Piazza Affari. Anche in questo caso, però, farebbe bene prima di consultarsi con il governo Meloni. Monte Paschi, di cui il Tesoro è primo azionista, dopo l’OPS su Mediobanca si ritroverebbe a controllare la compagnia entro qualche mese.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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