Non c’è pace per l’Offerta Pubblica di Acquisto (OPS) lanciata da Unicredit sul capitale azionario di Banco BPM. Ieri, la CONSOB ha provveduto a sospenderla per la seconda volta e per altri 30 giorni lavorativi. Sarebbe dovuta arrivare a conclusione al termine della seduta di oggi. Il provvedimento dell’authority si deve alla volontà di concedere al mercato maggiore tempo per giudicare l’operazione alla luce del mutato quadro normativo, a seguito dell’attesa riformulazione del decreto sul cosiddetto “golden power”. E qualche ora dopo è arrivato l’annuncio della stessa Unicredit sulla rinuncia all’operazione. Vediamo in sintesi la cronistoria di una vicenda finanziaria dai risvolti sempre più politici e finanziari:
25 novembre 2024: Unicredit comunica il lancio dell’OPS, terremotando il panorama bancario italiano.
Prende in contropiede il governo, che proprio in quelle settimane aveva immaginato la nascita di un terzo polo bancario dalla fusione tra Monte Paschi di Siena e Banco BPM.
18 aprile 2025: dopo mesi di polemiche arriva il varo del decreto con cui il governo autorizza l’OPS di Unicredit, ma fissando diversi paletti. Il rapporto tra impieghi e depositi dovrà rimanere invariato per almeno 5 anni, così come il sostegno all’economia domestica tramite il project financing. Prescritta l’uscita dal mercato russo entro breve tempo. Andrea Orcel contesta il contenuto e annuncia ricorso.
28 aprile 2025: prende il via tra le incertezze l’OPS di Unicredit a un concambio di 0,166 azioni proprie per ogni 1 azione Banco BPM portata in adesione. Il mercato non segnala alcuna corsa a consegnare i titoli a Piazza Gae Aulenti. Il flop dell’operazione in prospettiva avanza.
21 maggio 2025: la CONSOB accoglie la richiesta di Unicredit di sospendere l’OPS per 30 giorni lavorativi, tempo massimo concedibile dalle norme in materia. Intende così concedere al mercato più tempo per valutare l’operazione a seguito di un mutamento significativo intervenuto con il decreto del governo. Banco BPM contesta la decisione, adducendo che tale provvedimento era prevedibile in fase di presentazione dell’offerta.
12 luglio 2025: il TAR del Lazio accoglie parzialmente il ricorso di Unicredit contro il “golden power”. Orcel canta vittoria, ma anche il governo si mostra soddisfatto per il mantenimento dell'”impianto” del decreto.
14 luglio 2025: arriva anche la decisione della Vigilanza UE, che chiede spiegazioni a Roma per l’emanazione del decreto. Ne contesta il contenuto, non ravvisandovi problemi alla sicurezza finanziaria nazionale, ma anche l’intervento su una materia di competenza sovranazionale.
22 luglio 2025: secondo stop della CONSOB all’OPS di Unicredit per 30 giorni lavorativi. A stretto giro e a borsa chiusa arriva il comunicato di Unicredit sulla rinuncia all’operazione. Il “golden power”, spiega, avrebbe impedito il dialogo con gli azionisti. Era nell’aria, ora si attende di capire se se ne riparlerà dopo l’estate, a bocce ferme sul piano normativo. C’è da scommettere che non siamo all’ultima puntata.
giuseppe.timpone@investireoggi.it