Quella di oggi è la terzultima seduta prima che l’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) lanciata da Unicredit sul 100% delle azioni Banco BPM si concluda. A meno che Piazza Gae Aulenti non proroghi i termini di una settimana, cosa che appare del tutto improbabile per via delle scarsissime adesioni ricevute. Al termine di venerdì scorse, appena lo 0,233% del capitale era stato portato in adesione. Siamo lontanissimi dalla soglia inizialmente indicata per il successo dell’operazione al 66,67% e successivamente rivista al 50% più un’azione. Per quanto nelle ultimissime sedute qualche grosso socio possa anche pensare di accettare le condizioni offerte, sembra difficile che l’esito sarà favorevole.
Azioni Banco BPM in forte calo oggi
Per Andrea Orcel, tuttavia, nulla per adesso è perduto. Il TAR del Lazio gli ha dato parzialmente ragione, accogliendo il suo ricorso contro il decreto del governo sull’uso del “golden power”. E subito dopo è arrivata la lettera dell’Unione Europea per Palazzo Chigi, che sollecita spiegazioni circa il contenuto di quel decreto, giudicato infondato nel merito e che andrebbe a toccare competenze di Bruxelles. Anche per queste ragioni l’OPS sarebbe andata malissimo. Oggi, le azioni Banco BPM viaggiano in netto calo di quasi il 2,50% a 10,12 euro. A tali quotazioni il mercato valuta l’offerta di Unicredit sempre a sconto di quasi il 5%.
Possibile nuova sospensione dell’OPS
Mancano all’appello almeno 750 milioni per rendere l’OPS di pari valore rispetto alle azioni Banco BPM in borsa. C’è attesa ancora per cosa farà la CONSOB. L’authority aveva già concesso una sospensione dei termini di 30 giorni di borsa, mandando su tutte le furie Piazza Meda e lo stesso governo.
Dopo i rilievi europei sul decreto e la mezza bocciatura dei giudici, non è escluso che il presidente Paolo Savona conceda a Unicredit il bis. Non è detto, però, che questa sia la strada che Orcel intende percorrere. L’idea che avanza, sarebbe di lasciar concludere l’offerta e prendersi del tempo per riformularla e presentarne una seconda a condizioni migliori per i soci di Banco BPM.
Fronte aperto anche in Germania
In effetti, meglio un reset che portare avanti un’iniziativa che da nove mesi si trascina senza evidenti passi in avanti. Il problema per il CEO consiste nell’evitare il più possibile di uscire sconfitto su entrambi i fronti ai quali combatte. Non c’è solo il flop dell’OPS sulle azioni Banco BPM a impensierirlo. Il tentativo di “scalata” di Commerzbank non sta andando affatto meglio. Già al 20%, Unicredit ha chiesto alla Banca Centrale Europea di salire fino al 30%, la soglia massima prima che scatti l’obbligo di OPA. Ma Berlino ha risposto “nein”. Il cancelliere Friedrich Merz ha ribadito in questi giorni l’opposizione all’integrazione per ragioni di metodo e di merito.
Profezia di Giorgetti si avvera?
Si sta materializzando lo spettro agitato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Quando Unicredit lanciò l’offerta sulle azioni Banco BPM, per il governo fu uno choc.
Esso sperava che l’istituto guidato da Giuseppe Castagna s’integrasse con Monte Paschi di Siena per dare vita al terzo polo bancario. Il Tesoro commentò laconico: “il miglior modo di perdere la guerra, è combattere su due fronti”. Orcel si è scontrato con due governi. Ha forse sottovalutato l’importanza che ancora riveste la politica nelle questioni bancarie. Il mercato sarà anche libero, ma quando si tratta di banche i governi di tutto il mondo mettono becco. In mezzo ci sono i risparmi dei cittadini, che nessuno desidera vadano a finire all’estero.
Nuova offerta su azioni Banco BPM dopo intesa con governo
Il manager non si aspettava una reazione così virulenta contro la scalata di un’altra banca italiana. E’ successo e ciò costituisce per lui un rischio anche nel caso in cui il decreto dovesse essere del tutto ritirato. L’OPS di Monte Paschi su Mediobanca dimostra che i grandi azionisti non vogliono trovarsi immischiati contro il governo. Preferiscono sbarazzarsi delle partecipazioni, pur di evitare tale imbarazzo. Per le azioni Banco BPM può accadere la stessa cosa con l’eventuale riformulazione dell’offerta. Sarà fondamentale trovare un’intesa “politica” con Roma prima ritentare l’assalto. Senza l’aiuto di Palazzo Chigi sfumano anche le probabilità di successo per Commerzbank.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
