E’ l’ultimo giorno per aderire all’Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio (OPAS) lanciata da Monte Paschi sulle azioni Mediobanca. Ricordiamo che le azioni acquistate venerdì 5 settembre e nella giornata di oggi non potranno essere consegnate a tal fine. Al termine della scorsa settimana, le adesioni erano salite al 45,8%. Anche la famiglia Doris ha consegnato l’intero suo pacchetto, pari allo 0,96% del capitale. In estate aveva azzerato il 3,5% detenuto tramite Mediolanum, di fatto contribuendo al crollo del patto di consultazione.
Probabile riapertura dei termini per OPAS Monte Paschi
Vedremo al termine della seduta odierna quale sarà la percentuale raggiunta dall’OPAS di Monte Paschi. Senza la conquista della maggioranza assoluta del capitale, il controllo sarà di fatto e non di diritto. La conseguenza più immediata consisterebbe nell’impossibilità per Siena di sfruttare i crediti fiscali (deferred tax assets), stimati in 2,9 miliardi di euro in 5 anni.
Ecco perché è probabile che l’istituto guidato da Luigi Lovaglio annunci la riapertura dei termini per le adesioni tra il 16 e il 22 settembre.
Ricordiamo che il 28 ottobre si terrà l’assemblea dei soci di Mediobanca, chiamata ad approvare i conti del primo semestre. Se per quella data già Monte Paschi deterrà la maggioranza assoluta del capitale a seguito dell’OPAS, il consiglio di amministrazione si presenterà dimissionario. Per l’attuale CEO Alberto Nagel, gli avvenimenti di questi mesi segnano una dura e imprevista sconfitta. La fuga dei soci storici dal patto, la bocciatura dell’OPA su Banca Generali e adesso il boom delle adesioni all’OPAS di Monte Paschi dopo il rilancio.
Rilancio su azioni Mediobanca e boom di adesioni
Questi è stato annunciato la settimana scorsa e prevede il pagamento di 0,90 euro per ogni azione portata in adesione, oltre al confermato concambio di 2,533 azioni Monte Paschi. E se fino al giorno prima l’OPA risultava a sconto del 3,7%, adesso è a premio di quasi mezzo punto. Ciò ha attirato le adesioni, oltre alla volontà di diversi soci più o meno grandi di non opporsi a un’operazione ben vista, se non orchestrata, dal governo Meloni.
Già è partito il toto-nomine su chi dovrà guidare la nuova Mediobanca. Per rimpiazzare Nagel si fanno i nomi di Marco Morelli e Fabrizio Palermo, rispettivamente presidente di BNP Paribas Asset Management e CEO di Acea. Per la presidenza si valutano Vittorio Grilli, ex ministro dell’Economia nel governo Monti e Luigi de Vecchi, CEO di Citi.
Assalto all’ex salotto buono d’Italia
L’OPAS di Monte Paschi sulle azioni Mediobanca è qualcosa di inimmaginabile fino a pochi mesi fa. Piazzetta Cuccia è stata dal secondo dopoguerra il “salotto buono” del sistema bancario-industriale italiano. Pur avendo perso da tempo questa sua caratteristica saliente, nessuno aveva mai osato profanarla. Da qualche anno i soci Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, e Francesco Gaetano Caltagirone tentavano il blitz per ribaltare i rapporti di forza nel board senza riuscirci. Pur in possesso complessivamente di quasi il 30% del capitale, i due non avevano né la presidenza, né l’amministratore delegato.
E ora che l’OPAS di Monte Paschi sta per concludersi positivamente, si vocifera che alcuni soci pattisti rimproverino a Nagel l’atteggiamento di estrema chiusura verso la famiglia Del Vecchio e Caltagirone. Se solo fossero stati coinvolti nelle nomine – ipotizzano – oggi l’assalto non ci sarebbe stato. Il vero obiettivo dei due è giungere al controllo di Generali, compagnia che Mediobanca controlla al 13,20%. Un altro circa 17% è detenuto direttamente dai due. Il Leone di Trieste presto passerà, quindi, sotto il controllo di Siena, dove il Tesoro possiede ancora l’11,7% e che vede di buon occhio la difesa dell’asset dal tentativo del CEO Philippe Donnet di portarne i risparmi in Francia.
OPAS Monte Paschi legata a caso Natixis
Fu l’operazione Natixis a gennaio ad avere fatto scattare la molla. Il governo aveva assistito sgomento, solamente qualche giorno prima, all’annuncio della joint venture con Trieste per la gestione condivisa di asset per 1.900 miliardi, di cui circa 650 miliardi apportati dalla compagnia italiana. Fiutò il rischio che i risparmi nazionali finissero all’estero. Le nomine senza la presenza di italiani ai vertici avrebbero confermato il sospetto. Da cui il solido sostegno da dietro le quinte al duo Caltagirone-Delfin con l’OPA, poi divenuta OPAS, di Monte Paschi su Mediobanca e, indirettamente, su Generali.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

