Questo pomeriggio, il Tesoro annuncerà finalmente la cedola minima reale garantita per l’emissione del nuovo BTp Italia, scadenza 28 giugno 2030. Sulla base delle nostre previsioni, dovrebbe attestarsi in area 1,10%. Ma la volatilità dei nostri titoli di stato nelle ultime settimane non agevola le stime. Il bond è indicizzato al tasso d’inflazione FOI ex tabacchi dell’ISTAT. Questo significa che ogni sei mesi la cedola sarà erogata sulla base dell’andamento dei prezzi nel periodo, così come il capitale sarà rivalutato per la variazione dell’indice.

Dopo quattro anni, l’obbligazionista avrà diritto a percepire un premio fedeltà pari allo 0,4% del capitale investito. Alla scadenza, incasserà un altro 0,6%. In entrambi i casi, il requisito necessario è che abbia acquistato il BTp Italia nei tre giorni dedicati al collocamento retail (20-22 giugno) e lo abbia detenuto fino alle date previste per l’erogazione del rendimento extra.

Molti piccoli risparmiatori si stanno chiedendo in queste ore se sia conveniente investire nella nuova emissione o no. Finché non conosceremo l’entità della cedola fissata, non abbiamo la ciliegina sulla torta per poter servire una risposta credibile. Prendiamo per buono che sarà confermata la previsione di una cedola reale poco sopra l’1%. A questo punto, bisogna andare a guardare cosa offra il mercato sovrano italiano per le scadenze nello stesso anno. Abbiamo il BTp Futura 2030, la prima emissione del genere che risale all’estate di due anni fa.

Il fattore cedola del BTp Futura 2030

Il titolo retail nacque per raccogliere capitali da destinare alla lotta alla pandemia. Offre cedole crescenti e anch’esso un premio fedeltà tra l’1% e il 3% del capitale investito ed erogato alla scadenza sulla base della crescita del PIL nominale. Ieri, a una quotazione inferiore agli 85 centesimi offriva un rendimento in area 3,60%. A conti fatti, sarebbe il 2,5% in più della cedola/rendimento reale offerto dal nuovo BTp Italia secondo le nostre previsioni.

A meno che l’inflazione nei prossimi otto anni fosse superiore al 2,5%, potremmo affermare che il BTp Futura 2030 si riveli più conveniente.

Ma il discorso è più complesso. Fino al luglio 2024, il BTp Futura 2030 staccherà cedole pari all’1,15% lordo all’anno, circa l’1% netto. In termini reali, sarebbe un tasso fortemente negativo. Viceversa, il BTp Italia staccherebbe una cedola reale netta in area 1%, per cui ci garantirebbe dalla perdita del potere d’acquisto. D’altronde, nasce per questo. In effetti, anche a fronte di un rendimento eventualmente uguale, dobbiamo tenere conto che per quasi il 60% il rendimento  BTp Futura 2030 deriva oggi dalla plusvalenza realizzata alla scadenza, cioè dal prezzo sotto la pari. Ma monetizzarlo implica teoricamente attendere altri otto anni. E con un’inflazione così elevata, il tempo è ancora più denaro.

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